La gran pretesa della felicità, ecco l'enorme impostura! Quella che complica tutta la vita! Che rende la gente così velenosa, canaglia, insopportabile. Niente felicità nell'esistenza, solo infelicità più o meno grosse, più o meno tardive, evidenti, segrete, differite, striscianti..." È con le persone felici che si fanno i migliori dannati". Il principio del diavolo non fa una grinza. Aveva ragione come sempre, lui, di inchiodare l'Uomo alla materia. Non è che ci sia voluto molto. In un paio di secoli, pazzo d'orgoglio, dilatato dalla meccanica, è diventato impossibile. E così lo vediamo oggi, stravolto, saturo, ubriaco d'alcol, di petrolio, diffidente, pretenzioso, universo col potere in secondi! Sbalordito, smisurato, irrimediabile, montone e toro mischiati insieme, anche un pò iena magari. Graziosissimo. Il minimo impraticabile buco del culo si vede Giove allo specchio. Ecco il gran miracolo moderno. Una fatuità gigantesca, cosmica. L'invidia rende il pianeta rabbioso, tetanico, sopraffuso. Succede senza scampo il contrario di ciò che si voleva. Ogni creatore appena apre bocca si trova schiacciato dagli odi, macinato, vaporizzato. Il mondo intero si ritrova critico, vale a dire orribilmente mediocre. Critica collettiva, torva, leccaculesca, ottusa, schiava al cento per cento.
Abbassare l'Uomo alla materia è la legge segreta, nuova, implacabile...
L. F. Céline," Mea Culpa", 1937
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