La ferita ci riguarda ed esige che si tratti con riguardo, che la si guardi, che non la si ignori, pena la catastrofe. La ferita, anche quella della città, va curata perché si rimargini, perché svicoli la promessa di infezione e contagio e prospetti, invece, quella di salute formativa e di narrazione. Occorre guardare i margini, fissarci lo sguardo ma senza alcun intento giuridico, resistendo alla tentazione di differenziarsene condannandoli, e invece accogliendoli, prendendosene cura, con delicatezza, proprio come si fa perché guarisca una ferita.
Paolo Capelletti
Foto di Gabriele Basilico
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