Nella mia stanza lo sento,
un amico privo di corpo-
Non un gesto, non una parola-
che provino che è lì-
Non occorre fargli posto-
È cortesia migliore
il suo essere lì
intuire ed accogliere-
Il suo essere lì- è la sola libertà
che si prenda
Non un suono, da lui a me o da me a lui
che ci privi della nostra integrità-
Stancarsi di lui, sarebbe strano
come se un atomo
trovasse monotona-
La compagnia vasta dello spazio-
Non so se visiti altri-
né se presso altri si trattenga-
Ma l'istinto ne conosce il nome
Immortalità
E.Dickinson, Silenzi
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