Mi turbinano in testa decine di idee, di ricordi, di potenziali scalette per scrivere un pezzo sulla morte di David Foster Wallace, e già questo mi sembra offensivo, inautentico. So che sarebbe tremendamente wallaciana un'ode funebre scritta includendo tutte le ipotesi di lavoro e le frasi scartate - con tanto di dettagliatissima analisi delle motivazioni che spingono a operare tagli, ad avere improvvisi ripensamenti, a cambiare tono, a lanciarsi in una digressione - creando una specie di racconto-brogliaccio apparentemente sgangherato in cui far convivere differenti stesure di un futuro testo definitivo che non potrà mai esistere, perché l'arte, la vita, la realtà non sono altro che questo brogliaccio che nessuno di noi ha la forza di trasformare in qualcos'altro, e il massimo che ci è concesso è far pascolare la nostra intelligenza e la nostra sensibilità dentro tutto questo disordine doloroso.
Incipit di " Infinite Loss " di Salvatore Toscano
scritto dopo la morte di D.F.Wallace
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