La tradizione di scolpire immagini del Buddha nelle pareti delle montagne a uso dei pellegrini era molto diffusa: incoraggiavano e proteggevano il viandante e lo ispiravano a confrontarsi con tranquillità e fiducia con la propria sofferenza nel cammino, nei pericoli, nella lontananza da casa. ( .... )
La loro distruzione a opera dei talebani nel 2001 ferisce innanzitutto le popolazioni locali che da sempre identificavano il loro territorio al di là della fede religiosa e ferisce l'Occidente che tutt'ora si considera custode della storia del pianeta e fornisce al mondo politico e mediatico un ennesimo motivo per fomentare sentimenti anti-islamici. Ora le grandi figure, apparizioni inaspettate e surreali nel mezzo di monti sono sparite, ma le nicchie vuote ritengono ancora il ricordo, l'energia e la presenza del Buddha. Liberate dalla forma stessa, sono la perfetta incarnazione di due concetti fondamentali del buddismo, " anica ", l'impermanenza di tutte le cose e " suniata ", il vuoto, ovvero la comprensione profonda della non esistenza del tutto. Se il Buddha li avesse visti dissolversi in una nuvola di polvere, avrebbe sorriso.
John Eskenazi
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