Come li seppelliamo i morti
che si accatastano nel pàtio contro
la nostra finestra panoramica? la vista è ostruita
dall'ultimo cadavere scaraventato qui da un'altra
bomba a grappolo...
ogni quaranta minuti, ogni venti, ogni dieci, ogni
cinque,
ogni quattro ogni tre ogni due
ogni uno...
non riesco più a vedere il giardino
che ne facciamo di tutti questi bambini
che giacciono qui fuori dalla nostra cucina
finché ciascuna delle loro morti non sarà stata
chiamata una morte
finché ciascuno di noi non saprà chi è che abbiamo
ucciso
" come è giovane questa... quattro anni? otto? tredici?
ventidue? teneva spesso
le mani in quella maniera? stava per fare una domanda? "
La sua faccia un tempo un campo rivoltato di fresco
dove avremmo indugiato potendo
e lasciato scorrere dai nostri occhi semi
nati dal nostro sguardo
ma ora
riusciamo a pronunciare ripetere pronunciare
ripetere
uccidere, morte, uccidere, morte, uccidere, morte
con una pausa dopo ciascuna parola come ciascuna
merita, ripetendole
nel sonno, sottovoce, a voce alta, alla TV
finché le nostre parole non diventano sabbia che
ci punge a sangue i palmi
levati nel vento che si leva
guarda cosa rimane ora della sua faccia, terreno
straziato e brullo...
della sua, e poi della sua, e della sua, e di nuovo
della sua... ripetere
svelto
sabbia per ricoprire almeno il suo esile
corpo un tempo radioso
Mermer Blakeslee
Nessun commento:
Posta un commento