Ho notato un parallelismo tra due opposte imposizioni.
Da una parte la costrizione per i nuclei familiari a convivere: “ Vivere così è faticoso, contro natura. La coppia rischia di andare allo scontro o, all’opposto, di trasformarsi in una triste SPA di mutuo soccorso. Compagni di cella. “ Così Paolo Rumiz dal suo diario della quarantena.
Dalla parte opposta la condizione, anch’essa obbligata, di solitudine di persone che, sull’orlo di un precipizio, molto amerebbero essere accompagnate.
Tra le mura domestiche si sperimenta nelle sue estreme conseguenze la contraddizione moderna tra i legami di sangue e il diritto alla libera realizzazione del singolo, alla sua irredimibile unicità.
Nelle corsie ospedaliere, al contrario, l’assenza dei familiari rimanda la cura e i gesti di affetto delle ultime ore a degli “ estranei “.
Sembra proprio che alla comunanza “ naturale “ che viene ormai costretta in uno spazio ristretto dove è sempre più difficile respirare vada sostituendosi - al momento per un obbligo parallelo - una comunità - i malati, i medici, gli infermieri, gli addetti alla pulizia - che di giorno in giorno apprende a gestire il dramma animata da una fantasia morale che è sempre più rara da trovare nell’ambito dei legami familiari. Tutto questo, ci mancherebbe, avviene con mille contraddizioni.
Ma volendo inserire questi contesti in un rapporto, lo farei usando categorie di tempo.
Il primo quadro, quello delle famiglie costrette ai domiciliari, mi sa di passato.
Le trincee della terapia intensiva hanno l’urgenza del presente.
I morenti che si apprestano a varcare il mistero della soglia in solitudine o tenuti per mano da un perfetto estraneo indicano il futuro.
I legami di consanguineità, nel nostro tempo, fanno ormai parte del pandemonio.
Non è così strano che la pandemia se ne stia occupando.
E d’altra parte, ormai più di duemila anni fa, Matteo il gabelliere, nel Vangelo che porta il suo nome riferisce queste parole:
“ Non crediate che Io sia venuto a portare pace sulla Terra; sono venuto a portare non pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa “
Matteo 10,34 - 36
vincent
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