da " Isole" di Derek Walcott
Per Adrian
14 aprile 1986
a Grace, Ben, Judy, Junior, Norline,
Katryn, Gem, Stanley, e Diana
Guardate, e vedrete che i mobili stanno svanendo,
che un armadio è incorporeo quanto un tramonto,
che posso guardare attraverso di voi, la trama delle vostre foglie,
la luce dietro le vene; perché singhiozzate ancora?
I giorni scorrono come polvere tra le dita della luce,
o di un bambino nella sabbia. Quando vedete le stelle
scoppiate a piangere? Quando guardate il mare
non vi si riempie il cuore? Pensate che la vostra ombra
possa estendersi quanto il deserto? Sono un bambino, ascoltate,
non ho invitato né inventato gli angeli. È facile
essere un angelo, parlare adesso di là dai miei otto anni,
avere maggiore autorità virginale, e sapere,
perché ora sono dentro una saggezza, non un silenzio.
Perché vi manco? Voi non mi mancate, sorelle, nemmeno
Judith, la cui chioma trionfa come il manto di un leopardo
nell'orgoglio del suo giovane portamento, né Katryn, né Gem
seduta in un angolo del suo dolore, né mia zia, quella
con gli occhi teneri che hanno calmato chi adesso vi scrive,
non vi spezzerei mai il cuore, e dovreste saperlo;
non vi farei mai soffrire, e dovreste saperlo;
e neanch'io sto soffrendo, ma è difficile saperlo.
Sono più saggio, partecipo al segreto che è solo un silenzio,
assieme ai tiranni della terra, all'uomo che impila stracci
su un carro scricchiolante, e scompare dietro l'angolo
di una pianta al tramonto. Contate male i miei anni,
non sono giovane, ora, né vecchio, non un bambino, né una
gemma
recisa prima che fiorisse, faccio parte del muscolo
di un leone al galoppo, o di un uccello in volo radente
su canne buie; e ciò che nel vostro dolore, nei vostri volti
che urlano come statue, chiamate un addio
è - vorrei che mi ascoltaste - un benvenuto diverso,
che condividerete con me, e vedrete che è vero.
Tutto questo il bambino ha detto dentro di me, e io l'ho scritto.
Come se la sua tomba che si chiude fosse il sorriso della terra.
che un armadio è incorporeo quanto un tramonto,
che posso guardare attraverso di voi, la trama delle vostre foglie,
la luce dietro le vene; perché singhiozzate ancora?
I giorni scorrono come polvere tra le dita della luce,
o di un bambino nella sabbia. Quando vedete le stelle
scoppiate a piangere? Quando guardate il mare
non vi si riempie il cuore? Pensate che la vostra ombra
possa estendersi quanto il deserto? Sono un bambino, ascoltate,
non ho invitato né inventato gli angeli. È facile
essere un angelo, parlare adesso di là dai miei otto anni,
avere maggiore autorità virginale, e sapere,
perché ora sono dentro una saggezza, non un silenzio.
Perché vi manco? Voi non mi mancate, sorelle, nemmeno
Judith, la cui chioma trionfa come il manto di un leopardo
nell'orgoglio del suo giovane portamento, né Katryn, né Gem
seduta in un angolo del suo dolore, né mia zia, quella
con gli occhi teneri che hanno calmato chi adesso vi scrive,
non vi spezzerei mai il cuore, e dovreste saperlo;
non vi farei mai soffrire, e dovreste saperlo;
e neanch'io sto soffrendo, ma è difficile saperlo.
Sono più saggio, partecipo al segreto che è solo un silenzio,
assieme ai tiranni della terra, all'uomo che impila stracci
su un carro scricchiolante, e scompare dietro l'angolo
di una pianta al tramonto. Contate male i miei anni,
non sono giovane, ora, né vecchio, non un bambino, né una
gemma
recisa prima che fiorisse, faccio parte del muscolo
di un leone al galoppo, o di un uccello in volo radente
su canne buie; e ciò che nel vostro dolore, nei vostri volti
che urlano come statue, chiamate un addio
è - vorrei che mi ascoltaste - un benvenuto diverso,
che condividerete con me, e vedrete che è vero.
Tutto questo il bambino ha detto dentro di me, e io l'ho scritto.
Come se la sua tomba che si chiude fosse il sorriso della terra.
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