Joan Mirò: Teatro dei sogni, scritto e diretto da Roland Penrose, 1978
" Mirò è un uomo tranquillo, modesto. Osservarlo al lavoro nel suo studio è qualcosa di incantevole, come vedere un uccellino che costruisce il suo nido".
sabato 29 novembre 2014
Tempo fa ho seguito una scolaresca dentro le gallerie di Cima Gallina, sul passo Falzarego. Si entrava da una parte della montagna e si usciva dall'altra, un finestrone verso il Sass d'la Stria. Rivedo la scena. La marmaglia entra vociando nel labirinto. Su trenta, solo due tre sembrano minimamente interessati. Un generatore provvede all'illuminazione elettrica, se ne sente il ronzio in una delle caverne. Risatine, trillo di telefonini.
A un certo punto la guida fa spegnere la luce. Nella catacomba scende il silenzio. Gocciolio, spifferi, rombo di un temporale lontano. Nessuno fiata. La guida legge la lettera di un alpino alla mamma. L'alpino è lì, diventa uno dei ragazzi, è un loro coetaneo. Alla fine escono in silenzio, sono diversi. Aiutano a richiudere il portonazzo della montagna. Si calano in fila nel nevischio. Hanno capito.
Troppi di coloro che si occupano di bambini pensano di avere a che fare con dei piccoli idioti. Il bambino è invece acutissimo, malizioso, angosciato: i suoi meccanismi psichici sono complessi e tormentati. Purtroppo molti adulti si dimenticano della propria infanzia e si rivolgono ai bambini come a dei poveri sciocchi. E invece si tratta di entrare in comunicazione con il mondo dell'infanzia, ognuno con la propria personalità e il proprio linguaggio, da adulto a bambino, senza inutili birignao e bamboleggiamenti. Se il contatto è onesto funziona ed è l'unico possibile. (....) Quando scrivevo poesie per bambini ero io stesso un bambino che diceva poesie, che si divertiva e giocava. Io non conosco tutte le infanzie, conosco solo la mia infanzia. Quello che ricordo di allora è uno stato d'animo nel quale vivo ancora. L'infanzia è una cosa molto seria. Il mio ricordo è un periodo di solitudine assoluta, di sospetto, di mito continuo. Il tempo andava
all'infinito, lo spazio andava all'infinito e la morte non esisteva. Questa infinità, questa perpetuità mi sgomentava e affascinava allo stesso tempo. Sapevo di essere un bambino, assumevo il ruolo con amarezza, o con dolcezza se era il caso, ma ero pur sempre io, non ero né bambino né altro.
La mia infanzia di allora è immersa in una sensazione di unicità. La mia infanzia sono io.
La verità scomoda da confessare è che noi italiani non ce la facciamo a considerare conclusa la grande tradizione dei presentatori del passato.
Cos'altro credete che sia quel 40.8% delle Europee, se non la domanda che s'alza chiara dal popolo a rinnovare la stagione d'oro dei Corrado, dei Mike, dei Pippo Baudo?
Questa foto a di-mostrare che una cosa è il sesso biologicamente definito alla nascita e altro il processo di " sessuazione" che, come spiegò giustamente Lacan, non è detto coincida con il primo. Ma c'è dell'altro.
Al netto del fatto inequivoco che le due donne in questione hanno maturato una sessuazione di tipo maschile - sono entrambe attratte dal genere femminile - è evidente che la determinazione che sfodera colei che indossa la divisa ha un carattere diametralmente opposto al tenero abbandono della compagna di rosso-fuoco fasciata.
Il fatto è che quella benedetta scintilla, per poter innescare il fuoco, ha sempre bisogno di una differenza. Quindi, ora e sempre, lunga vita alle differenze!
Sono il nipote di una delle vittime provocate dall'amianto negli stabilimenti di Casale e Cavagnolo. Non so quali siano i sentimenti che prevalgono in me. Forse rabbia, forse delusione, certamente la consapevolezza di una giustizia italiana non adeguata, incapace di affrontare una problematica complessa come il disastro ambientale e le migliaia di morti dell'amianto. La prima immagine che ieri mi è comparsa davanti agli occhi è stata quella di mio zio Giovanni, le sue ultime notti all'ospedale attaccato all'ossigeno, il suo desiderio di rimanere vicino ai suoi cari ma nel contempo di porre fine alle sofferenze che lo hanno costretto, per 30 anni, a dormire con tre cuscini dietro la schiena. Me lo rivedo a miscelare a mani nude, senza mascherine, quell'impalpabile polvere che si portava anche a casa, sulle tute blu con la scritta Saca prima, Eternit poi. Oggi porterò un fiore sulla tomba di mio zio, un fiore colorato, di speranza, che contrasti con il grigio della polvere che per anni ha respirato e con il grigio, nebuloso incedere della giustizia italiana.
Lo scrittore netino Corrado Sofia racconta che quando Pirandello morì le ceneri del grande drammaturgo furono amorevolmente raccolte dal figlio dentro un vaso, a sua volta chiuso in una cassa e affidate a un amico di famiglia che doveva condurle in treno da Roma alla Sicilia.
Ma l'uomo, cullato dal dondolio del treno, si addormentò.
Nello scompartimento vi erano altre persone che, desiderose di giocare a carte ma non volendo svegliare il proprietario, si presero la libertà di usare la cassetta come tavolo da gioco.
tratto da: "Siracusa, diario sentimentale di una città" di Giuseppina Norcia
" Il progresso non va diritto ma cambia direzioni".
Sofjia Gubaidulina, compositrice
Suggerisco: vale anche e soprattutto per le crisi. Avanzare e retrocedere mantenendo la stessa direzione è solo l'illusorio movimento di chi sta fermo. Progresso e crisi pongono la domanda: siamo consapevoli che è maturato il tempo di operare uno scarto.. d'immaginare altro.. di accarezzare l'azzardo? vincent
Attraverso montagne in fiamme Attraverso venti ululanti e piogge battenti Per essere al tuo fianco. Ogni miglia e ogni anno Per ognuno una piccola lacrima. Non riesco a spiegarlo tesoro, E non ci proverò nemmeno. Nella notte, mentre le stelle entrano in collisione Attraverso i confini che dividono le foreste di monoliti pietrificati, Per essere al tuo fianco. Ogni miglia e ogni anno Per ognuno una piccola lacrima Non riesco a spiegarlo, tesoro, E non ci proverò nemmeno. Perché io so una cosa, L'Amore arriva in volo. Per stanotte io sarò al tuo fianco. Ma domani volerò ancora. Dai profondi oceani Fino alle cime più alte, Attraverso le frontiere del tuo sonno Nelle vallate dove non osiamo parlare Per essere al tuo fianco. Attraverso luoghi infiniti e selvaggi dove tutte le bestie chinano il loro capo Cara, io non riposerò mai finché non sarò al tuo fianco. Ogni miglia ed ogni anno Il tempo e le distanze scompaiono Non riesco a spiegarlo, no tesoro, E non ci proverò nemmeno. Perché io so una cosa, L'Amore arriva in volo. E stanotte io sarò al tuo fianco, Ma domani volerò ancora. L'Amore sorge con il giorno e stanotte forse sarò al tuo fianco. Ma domani volerò, Domani volerò, Domani volerò.
Qualche volta il seme è nudo e vulnerabile, orfano, l'involucro disperso nel mucchio; altre volte i polpastrelli si accaniscono contro certi guscetti impenetrabili, catafratti e ostili, neppure un'unghia di spazio per disserrarli.
Ciò che dello sgranare pistacchi colpisce è che di solito si sguscia facendo altro: si guarda la TV o un film all'arena estiva, si passeggia per strada, si parla con qualcuno. Sgusciare è allora la metafora utilissima di tutto quello che accade mentre siamo impegnati in qualcos'altro: un succedersi di semi estratti e di altri che non ne vogliono sapere di lasciarsi tirare fuori; un rumore di fondo, il brusio strutturale delle cose. Una metafora che lascia il sale sulle dita.
Giorgio Vasta Mi ricorda la frase che suona un po' così: " La vita è ciò che ti succede mentre sei intento a fare tutt'altro". Prende progressivamente forma e significato a condizione che " il brusio strutturale delle cose" distragga la coscienza. Se la forziamo a rimanere concentrata sui guscetti, il nostro sgranare pistacchi- e cioè la nostra vita- diventa un inferno. vincent
Magari le motivazioni non erano esattamente queste, ma resta il fatto incontestabile che il 9 novembre 1989 il maestro Rostropovich eseguiva le suites di Bach mentre una folla operosa smateriallizava quel muro.
vincent
sabato 8 novembre 2014
Foto di Letizia Battaglia
" Qui la storia più importante non è quella dei costumi, del commercio, degli edifici e delle rivolte,