mercoledì 27 novembre 2019

Diavoleria 31: Arbre Magique








Lista delle cose da distruggere: arbre magique.
Per prima cosa compro la fabbrica dell’arbre magique e la distruggo. Bisogna andare all'origine, non basta la distruzione al dettaglio. Quando infatti salendo su un taxi che aveva l’arbre magique offrivo diecimila lire se lo avessero buttato, capivo poi che era inutile perché la puzza sarebbe restata per sempre.
Sarà una distruzione pubblica, esemplare. Il problema sono le scorie. È una puzza così potente che va trattata come fossero scorie atomiche. Bisogna trovare un posto per seppellirle.




Patrizia Cavalli, Con passi giapponesi

lunedì 25 novembre 2019







Si è continuamente esposti a ogni genere di notizie e per sopravvivere si sviluppa l’indifferenza. In contrapposizione a questa fuga ( la fuga delle galassie ) nascono i buchi neri. La maggior parte degli umani si sta trasformando in buchi neri. Tutto viene inghiottito e trasformato in un punto pesante e cieco che non rimanda la luce, impenetrabile e inavvicinabile: buchi neri in movimento che assorbono musica, parole e amore nel congelamento perpetuo della massa.




Patrizia Cavalli, Con passi giapponesi

martedì 19 novembre 2019







Un commesso mi venne incontro: neanche il tempo di indicargli l’oggetto della mia impazienza, ed eccolo in ginocchio che mi infilava le scarpe giuste della misura giusta. Com’è energetico e rassicurante sentirsi stringere i lacci! Quel commesso li stringeva con così dolce fermezza che, al nodo finale, i miei piedi, tintinnanti di gioia, presero a girovagare in un balletto festoso che si spargeva a caso un po’ a destra e un po’ a sinistra, fino a che non raggiunse lo specchio. Allora, fermandomi del tutto, annunciai decisa: “ Le prendo “; e una pace, mesta, calò su di noi, o almeno su di me. Eccomi qui, pensavo, con queste belle scarpe - sono mie, le ho ai piedi, ci ho pure ballato -, e invece di restare in quel piacere, restarci almeno fino al momento di andarci a letto, io me le tolgo e  le faccio metter via, al chiuso, in una scatola.
Ah, ma perché non si è mai pronti per la felicità evidente? Per quale orrenda timidezza, o stupido pudore, o disgustosa ignavia, ci si scosta dalla cosa amata, dalla sua gioia scalpitante, e solo dopo averla sottoposta alla prova della distanza e della privazione, la si riammette nella nostra intimità.
Cos’è questo desiderio coscienzioso che all’ingorda e ingenua impazienza del piacere antepone la calma cerimonia del possesso? Cosa si stava preparando, un matrimonio? O un fidanzamento d’altri tempi?




Patrizia Cavalli, Con passi giapponesi

martedì 12 novembre 2019








Forse siamo ormai in grado di farci un’idea esatta di cosa sia un capolavoro:
è un qualcosa che riesce a sopravvivere all’assalto quotidiano di 30000 esseri umani riuniti in un unico devastante famelico plotone di esecuzione.




vincent 

venerdì 8 novembre 2019







Oh I am a lonely painter 
I live in a box of paints 



Sono una pittrice solitaria
Vivo in una scatola di colori



Joni Mitchell

lunedì 4 novembre 2019








Tutta la poesia consiste in questo. Improvvisamente, si vede qualcosa.



Louis Zukofsky

domenica 3 novembre 2019






Forse una volta c’era un progetto che poi è stato dimenticato, come è accaduto al progetto della Chiesa per la salvezza dell’uomo. In origine deve esserci stato un messaggio sul quale è stata poi costruita una tale rete di protezioni e di cerimoniali che l’ha fatto dimenticare. È rimasto soltanto il labirinto dei rituali, senza più ricordarsi l’entrata e l’uscita, e anche il senso del labirinto.



Federico Fellini sul termine “ Politica “


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