giovedì 30 marzo 2017


... e sempre mi viene in mente quel consigliere comunale di Agrigento che, per difendere gli abusi edilizi - realizzati dai cosiddetti " abusivi di necessità ", quale eufemismo! - sosteneva che i veri manufatti abusivi agrigentini erano i Templi, perché negli archivi degli uffici comunali non risultavano licenze o concessioni rilasciate ai greci antichi che li avevano innalzati.

Gaetano Savatteri, " Non c'è più la Sicilia di una volta "




mercoledì 29 marzo 2017

ANJANI THOMAS - BLUE ALERT - LEONARD COHEN


Signori, benvenuti
nel mondo della realtà:
non c'è pubblico: nessuno
che applauda, che ammiri.
Nessuno che vi veda. Capite?
Ecco la verità: il vero
eroismo non riceve ovazioni,
non intrattiene nessuno.
Nessuno fa la fila per vederlo.


David Foster Wallace




lunedì 27 marzo 2017


Alla domanda " Chi sono io? ", la migliore risposta europea non è, con tutta evidenza, la certezza, ma l'amore per il punto interrogativo ".

Julia Kristeva





Foto di Wolfgang Tillmans


sabato 25 marzo 2017



Spinosa diceva che noi vediamo le persone e le cose in due modi: quando le vediamo in Dio, esse ci appaiono eterne, quando le vediamo nello spazio e nel tempo, ci appaiono mortali e limitate. Io credo che amare qualcosa o qualcuno significa vederli simultaneamente in Dio e nel tempo: eterni e mortali, ombra e cristallo.


Giorgio Agamben





venerdì 24 marzo 2017


Abbiamo ancora sul corpo i segni del mare e così quelli del serpente, prima che il serpente diventasse il serpente e noi diventassimo noi, quando pre-uomo e pre-serpente erano una cosa sola. Un tempo abbiamo volato nell'aria, un tempo abbiamo vissuto sugli alberi, atterriti dal buio. Di ciò restano le tracce, incise su ognuno di noi, incise nel nostro seme...


Jack London




giovedì 23 marzo 2017




Uno aveva un negozio di videocassette ma odiava i clienti. Vendeva e affittava, ma solo i film che piacevano a lui: film d'autore o cassette porno, sulle quali sapeva dare consigli. Se il cliente insisteva per una via di mezzo, magari un filmetto da vedere il sabato sera in famiglia, veniva cacciato fuori dal negozio. (....) Uno era un uomo di teatro molto potente, che telefonava alle persone dicendo per prima cosa: " Scusa, ma adesso non ho tempo di parlarti ".
E riattaccava.
Un giorno convocò d'urgenza i suoi uomini più fidati, dalla sarta ai tecnici di palcoscenico, e quando furono riuniti si alzò dal suo posto, aprì la giacca e chiese loro: " Secondo voi sono dimagrito? ".
E tutti in coro risposero: " Sì ".


Roberto Alaimo, " Repertorio dei pazzi della città di Palermo "
foto di Letizia Battaglia

mercoledì 22 marzo 2017


Chinati, ti devo sussurrare all'orecchio qualcosa:
per tutto io sono grato, per un osso
di pollo come per lo stridio delle forbici che già un vuoto
ritagliano per me, perché quel vuoto è Tuo.
Non importa se è nero. E non importa
se in esso non c'è mano, e non c'è viso, né il suo ovale.
La cosa quanto più è invisibile, tanto più è certo
che sulla terra è esistita una volta,
e quindi tanto più essa è dovunque.
Sei stato il primo a cui è accaduto, vero?
E può tenersi a un chiodo solamente
ciò che in due parti uguali non si può dividere.
Io sono stato a Roma. Inondato di luce. Come
può soltanto sognare un frammento! Una dracma
d'oro è rimasta sopra la mia retina.
Basta per tutta la lunghezza della tenebra.


Iosif Brodskij, da " Poesie Italiane / Elegie Romane





sabato 18 marzo 2017


Non abituarsi mai alla violenza indicibile.
Essere pienamente vivi nel nostro mondo così com'è.
Mettersi vicino a coloro per i quali questo mondo è diventato intollerabile e ascoltarli.
L'unico sogno che vale la pena di vivere è vivere finché si è vivi e morire solo quando si è morti.
Cosa significa esattamente?
Amare. Essere amati.
Non dimenticare mai la propria insignificanza.
Non abituarsi mai alla violenza indicibile e alla volgare disparità della vita che ci circonda.
Cercare la gioia nei luoghi più tristi, inseguire la bellezza là dove si nasconde.
Non semplificare mai quello che è complicato e non complicare quello che è semplice.
Rispettare la forza, mai il potere.
Soprattutto osservare, sforzarsi di capire.
Non distogliere mai lo sguardo.
E mai, mai dimenticare.

John Peter Berger





venerdì 17 marzo 2017



Gli uomini dell'avvenire


Essi saranno la mitezza e la forza.
Strapperanno la maschera di ferro 
del sapere, perché sul volto l'anima
si veda. Baceranno il pane, il latte:
carezzeranno il capo dei bambini
ed estrarranno con le stesse mani
ferro ed altri metalli dalle pietre.
Formeranno città dalle montagne
ed i loro polmoni quieti e immensi
assorbiranno tempeste, uragani,
si placherà ogni oceano. Saranno
sempre in attesa d'ospite imprevisto:
anche per lui prepareranno il desco
e gli apriranno il cuore.
Siate simili ad essi, perché i vostri
piccoli, che han di giglio i piedi, il mare
di sangue che dinanzi a loro giace,
possano da innocenti attraversare.


Attila József




giovedì 16 marzo 2017



Questa è la foto di una foto.
Di una foto che sta per essere appesa al muro.
E che, una volta appesa al muro, perderà gran parte della sua forza.
E la forza che la anima - e che mai un muro le potrà trasmettere - è quella del sostegno umano.
Perché quelli ritratti nella foto e gli altri che la foto la vogliono appendere al muro sono esseri umani che vengono sorpresi nella foto della foto nell'atto più umano che si conosca, quello di sostenersi gli uni con gli altri. Ancora una prova - come se ce ne fosse bisogno- che i muri intervengono a sancire i fallimenti umani.

vincent 




martedì 14 marzo 2017

Il guaio del materialismo è che funziona!



È tutto vero!
Viviamo rinchiusi in un carcere.
Il carcere del malato di cuore che accusa la sua " pompa " di non funzionare.
Il carcere del vecchio che dimentica perché il cervello " computer " va in stallo o a causa delle sue arterie che si intasano come i tubi del bagno.
È vero perché i pensieri hanno il potere di creare. Si chiama " evidenza scientifica " ed è suo il merito se i nostri cuori-pompa, i nostri cervelli-computer e le nostre arterie-tubi possono rivendicare la loro indipendenza dalle leggi dello Spirito.
Come tutti gli adolescenti di questo mondo, vanno per la loro strada.
Ma come loro, ci potete giurare, verso la fine del viaggio riscopriranno le ragioni e la saggezza di chi li ha messi al mondo. 

vincent






mercoledì 8 marzo 2017



57 donne del villaggio greco di Souli unite fra di loro e insieme ai loro bambini si gettarono danzando dal monte Zalongos nell'Epiro per sfuggire ai soldati turchi di Ali Pascià.

1
L'ultima cosa che di me vedrete
sarà uguale alla prima, identici
schiena e petto, tra testa e piedi
lo stesso peso. Muoio danzando
per non restare indietro, parziale
come chi vive in due luoghi diversi.
Nessuno qui passando mi ricordi,
prenda a imitarmi e smarrisca se stesso.
Davvero pensate che i proiettili 
mi penetrino, cavino il mio guscio?
Guardate come già tutto da me esce
questo verde, il blu cinereo. Pure
non è possibile aggiungere nulla.
Anche la morte voglio usare
per aumentare il mio essere.

Nella mia danza non c'è un prima,
un dopo, passi in successione.
Mai ho danzato di fronte a un pubblico,
ma loro sono i miei assassini.
Non gente che entra ed esce: uomini
legati a me per l'eternità.
La porta che ora aprono, a lungo
ancora sbatterà, da noi e da loro.
Innanzi a questa gente intensa, ferma
dentro un mirino, spoglio la mente,
cedo tutte le cure disattente
e m'abbandono alle sensazioni.
Sono piena di cielo.

3
In questa paura prendo rifugio.
Non mi faccio mancare alcunché:
tengo nell'occhio, e offerti nei palmi
come un tesoro, il fiato spezzato,
il corpo armato e i denti bellicosi.
Questo sono, questo condivido:
e già osservando, comincio a mutare.
Tu che hai interrotto la tua danza,
mi hai abbracciata: il limite e la paura
sono solo miei o tuoi;
il silenzio e la pienezza, di entrambi.

4
A volte è utile questo:
quando l'ansia mi offusca, cieca
contraddirmi, essere musicale.
Mettere a contrappeso una danza
lenta, d'una donna che non sono io.
Quasi immobile lasciarmi colmare,
un'energia più vasta di me.
Ieri in queste occasioni sbandavo,
il passo era più lungo della gamba.
Ora le mie sorelle mi ancorano,
una per mano tirano da me
la nota opportuna. E solo adesso
posso dare questo grande accordo,
perché non sono ordinaria, lenta:
ora tesa, in tumulto, sostenuta;
ora strumento di un'orchestra.

5
L'erba e non altro detta la mia danza,
mi trasferisco alla pianta dei piedi,
è come accolgo il vento nella mente
a determinare i nuovi passi.
Sapete che nella danza la musica
è solo un suggerimento: il vero
dispiegarsi si fa in silenzio
- prima trovo me stessa, poi accetto
proposte. Increduli ci guardate,
" Fuori di senno, indemoniate ",
pure anche voi, ignari, state danzando.

6
Tutta la vita è una preparazione 
alla morte? Una preparazione 
al momento successivo, piuttosto.
Non mi faccio mancare alcunché:
ferme nella mente le sensazioni 
degli abiti sulla pelle, blocco
un pensiero e l'avvolgo all'indietro,
in ogni cosa estrema lentezza.
Allungata in questa contemplazione 
anche il carnefice è orma dell'amore,
dato naturale che m'attraversa,
registrato e subito tramutato
in soffio di dolcezza.

7
Sono piena dei respiri degli altri.
Volevano una moglie, una madre:
tutto ho accettato. Nel ruolo prefisso
sono entrata muta. Pure nessuno
può dire: " Il sole sulla tua pelle
è un mio dono, viene da me
l'espansione che vivi ". Mia e solo mia
è l'anima aumentata dal sole,
il fuoriuscire in passi di danza,
l'essere che sale a ogni commozione.
Di fatto, io sono un desco imbandito,
chi s'avvicina potrebbe sfamarsi,
ma tutto ciò che mi hanno chiesto
è stato un ruolo sociale, rassicurare
della loro scelta altre mogli e madri.

8
Quando fuori tutto si muove appena,
ma dentro sono porte che si aprono,
soffi, espansione di pareti
che nemmeno conoscevo; o quando
nulla è interiormente e l'esplosione 
avviene all'esterno, nessun occhio
trattiene la danza: di entrambi
i momenti ho bisogno, caricarmi 
e poi svuotarmi, lasciar andare
l'aquilone ma tenerlo a una corda.
Continuamente muto di segno,
due ali, inspiro ed espiro.
Che oggi si possa morire non cambia:
è un momento come tutti gli altri,
sforzo, abbandono, contemplazione 
- nulla.

9
Uno sfondo epico. Il cielo nero,
tuoni, noi con il cuore lucido.
Come non avvertire gratitudine?
Sotto l'acqua, davanti ai soldati
io danzo. Non c'è bisogno d'altro
che della sensazione della pioggia,
esser presenti. Sono uno strumento 
musicale, l'odore di bagnato
estrae da me suoni di muta estasi.
Nessun merito in particolare
o azione volta a un fine, eppure
tesori su tesori, inondazioni.
Non so perché.

10
Alla fine di un giorno di lavoro
il corpo è pronto: ha l'energia
per danzare. Nel tempio o in piazza,
il culmine della giornata. Fiotti
nuovi d'energia, come se il lavoro
fosse stato un modo di caricarsi.
Da dentro una forza spinge, tira,
dolcezza inesauribile. Celebro
la stanchezza, il corpo vigile e teso
come una corda di violino.
Alla fine di una vita in presenza
l'anima è pronta: ha l'energia
per guardare, iniziare la sua danza.


Daniele Pietrini, Zalongo



sabato 4 marzo 2017

Camera con vista



Si tratta di una camera con vista.
La vista più brutta del mondo.
Spalanchi la finestra e sbatti con gli occhi contro un muro.
Il muro che divide Israele dai Territori palestinesi.
È vero, è sicuramente la camera con la vista più brutta del mondo.
Ma Banksy, il graffitaro, ne ha fatto la camera con il murale più bello del mondo.
Quello con due nemici che se le sono giurate.. e se la giocano a cuscinate.





mercoledì 1 marzo 2017



" Desolazione significa nessun angelo con cui lottare "


Leonard Cohen




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