martedì 27 dicembre 2016

L'Atelier dell'errore


Gianluca+Samuele+Matilde+Giulia+Olu+Giorgia+Luca+Pietro+Marino+Sante+Giovanni+Giulia+Paola+Samuele+Alessio



In atelier, con i ragazzini, disegniamo solo animali. Da dieci anni ormai.
Rari animali rari, paleontologia a mani nude, solo carta, pastelli e colori.
In atelier il contrario di " normale " è " speciale ", e quello di " guardare " è " vedere ".

Dicono i ragazzini, che gli animali dell'atelier, segno su segno, pomeriggio dopo pomeriggio, noi non ce li ricordiamo.
Dicono che quelle bestie lì, sono quelle che non hanno dato retta a Noè, e non ci sono volute salire in quell'Arca venuta su in mezzo al deserto, o sono arrivate in ritardo, come sempre, come a scuola.
Poi tutta l'acqua di quaranta giorni e quaranta notti, e sono tutte morte, estinte tutte.
A volte appaiono pure bestie che non hanno mai messo zampa sulla terra.
Bestie che stanno ancora in lenta marcia, per lunghe fila, nei cieli, dai cieli,
per arrivare fin quaggiù.
Ma ci vorrà tempo, un lungo tempo, dicono i ragazzini.
Se ci saremo ancora.
I ragazzini arrivano in atelier inviati dalla Neuropsichiatria Infantile, AUSL
Reggio Emilia.
Cartella clinica con difficoltà in ordine sparso.
Fra le più frequenti: ritardi più o meno gravi, difficoltà di apprendimento, 
dislessie, disprassie, sindromi dai nomi aggraziati e traditori ( Turette, X-fragile, ecc. ),
ipercinesi, fino al misterioso ed onnivoro contenitore dell'autismo.

Questo è uno dei due motivi per cui l'atelier si chiama " atelier dell'errore ".
A scuola, sul bus, dal panettiere, sono " errori ", per i " normali ", loro.
Il politicamente corretto li chiama ragazzini con problemi. Il risultato non cambia.
La pietà sa essere assai feroce.
Questo lo impari stando con loro, in breve.
Loro restano in attesa, d'altro.

Per lo più, un ragazzino arriva in atelier educato alla convinzione di non saper disegnare.
Spesso, memorabilmente, arrivano a proclami perentori del tipo: " Io non posso disegnare ".
Che è il " non sai disegnare " inflitto a scuola, subìto e poi sublimato in formula assoluta.
Questa è la sfida. Ma è difficilissimo tirarli fuori da quelle convinzioni lì.
E tempi lenti, e pazienza a dosi massicce. Su entrambi i fronti.

Giovanni, arrivato in atelier avrebbe voluto fare il vaso, o il portaombrelli; 
si sarebbe trovato più a suo agio. Disegnare, un affare proibito. Da lui il primo
" non posso disegnare " entrato nell'anedottica dell'atelier. Poi lentamente,
scopriamo che le bestie, come le vede lui, nessun altro.
E gambe lunghissime su ginocchia a sfere, e corpi solidi, di un'aurea 
geometria morfologica, secca ed armonica. Mi è perfino venuto da pensare
ad una particolare correzione interna al suo occhio, fisiologia a noi negata.
Meraviglia di un alfabeto inedito che mi diventa nel tempo sempre più familiare.
Mi avvicino a lui di soppiatto, mentre traccia anatomie su fogli sempre più grandi 
e m'incanta. Sempre.
Un po' così è nato " Il cammello purpureo di Correggio " che Giacometti ha già voluto nel suo
atelier celeste.
C'è anche chi vorrebbe disegnare sempre e solo quello che " sa già disegnare "
Presunta, testarda, apparente e fragilissima sicurezza che non è di soddisfazione a nessuno.
Men che meno a loro.
In quel caso si dà battaglia al segno pre-supposto, ri-saputo, stereotipato,
quasi compulsivo e alla conseguente inibizione ed insoddisfazione.
Queste, per approssimazione evidente, sono due differenti tipologie d'ingresso in atelier.
Ma a dire il vero, ognuno di loro, come ogni uomo, fa storia a sé, e di storie in atelier 
ne avremmo davvero tante da raccontare.
Davide, il primo anno, dal bagno ci ha allagato l'atelier, mentre noi ammiravamo un temporale.
Lo avevano sospeso, poi lo abbiamo recuperato, con qualche patteggiamento.
Quest'anno si è conquistato sul campo, la specializzazione in " semiotica del tratto autistico ".
Ci mettiamo lì, io e lui, a guardare Debora che non parla. Gesticola e gorgheggia snodando il corpo come una contorsionista. Autismo dei più enigmatici. Per un anno ha trattato i pastelli come una pietra focaia, sfregandoli con violenza compulsiva fino a sfinirne le punte, oppure trapassare di lancia il costato del foglio innocente. Adesso ci si capisce di più, e lei traccia infiniti ricami di linee sottili, torte e ritorte, labirinti di segni inestricabili, " scarabocchi " per i più.
Davide invece, saltuariamente la interrompe, gira e rigira il foglio tra le mani e interpreta, rilegge, meglio sarebbe dire: traduce per noi, " normali " di un analfabetismo che non vediamo nulla nell' "informe ".
E allora ecco: ritratti di loschi briganti, clown in lacrime, antichi guerrieri achei o da ultimo, settimana scorsa, una pagnotta con due pesci. Ultima cena per lasciare stupida e stupita la nostra normalità.
E questo è l'unico eccezionale caso in cui in atelier non si vedono animali.

Spesso mi sono chiesto, ci chiediamo, mi si chiede, ma perché in atelier si disegna solo bestie, solo animali?
In realtà a me non interessa che i miei ragazzini eseguano il disegno di un animale, una zebra che sia una zebra o un icneumone che sia un icneumone, ma che partendo dall'ispirazione di una zebra ne esca un quasi icneumone, o qualcosa del genere o meglio ancora qualcosa di mai visto, che non abbia nulla più della zebra né del nostro icneumone, me che evidentemente emerga da una maggiore urgenza, da una necessarietà non prevedibile né programmabile. E convincerti che si, zebra e icneumone forse stavano nella nostra testa, volenterosa e ambiziosa, ma quella cosa li, quell'animale mai visto che ne è uscito, certo stava nel nostro cuore, da molto tempo prima.
" Fin dalla fondazione del mondo ", mi viene da dire spesso, fra me e me.
E poi, dico sempre loro, ce ne sono già tante di zebre e icneumoni perfettamente ri-disegnati, ri-prodotti ! Noi siamo semplicemente chiamati ad altro.

Quindi a partire dall'informe, che domina il foglio bianco dopo i primi segni fallimentari, ed è spesso preludio alla resa, all'abbandono, guardare e ri-guardare fino a " vedere là dove tutti guardano e pochi vedono ".
Indurre ad una strategia dell' " improvvisazione ", personale traduzione del dono celeste dell' " ispirazione ".

In atelier quindi, nessuna retromarcia consentita, e vietatissima la gomma.
Andare avanti piuttosto, proseguire sempre da quel che c'è, per quel che si è.
Che è un po' quello che si capisce della vita da grandi.
Nobilitare una sconfitta, trasfigurarla in qualcosa di in-atteso, di in-aspettato, di in-audito, di in-sperato.
Meraviglia delle meraviglie.

E successivamente, una volta apparse, comprese, ri-conosciute: nominare e prendersi cura di quelle creazioni-creature. Costruire una casa e un mondo, in parole e racconti, al " Pesce Mandarlone ", alla " Ienacinta ", o al " King Kong gigante con i tentacoli ".
È più chiaro forse ora, che ai miei ragazzini non chiedo semplicemente di disegnare un animale, quanto di dare vita all'unicità di una loro creazione-creatura.
E allora, se devo prendermi cura di qualcosa-qualcuno, nominarlo, creargli un mondo attorno che lo qualifichi e lo determini, certo molto meglio un essere vivente che non un vaso di fiori, una bottiglia, un paesaggio.
Certo, c'è pure l'eccellenza della figura umana.
Però, a mio avviso, la creatura umana è davvero storia a sé.
Mi sembrerebbe un gesto imperdonabile di " hybris " qualsivoglia variazione su un tema tanto perfetto.
Ecco perché solo di animali si vive in atelier.

Giulia, se la incontri per strada fai fatica a guardarla negli occhi, un po' per la timidezza assoluta, un po' per lo strabismo che ti disorienta. In atelier, come l'albatro di Baudelaire, dispiega ali regali e ti lascia piccolo piccolo in basso, piedi a terra. Ormai disegna su fogli che sono fondali da scenografia, bestie da lasciar d'incanto, con una passione, una tenacia quasi maniacali. Poi sfrutta la dislessia per nominare in maniera assoluta e unica: il " Bisoten ", che incornerebbe una locomotiva d'acciaio con la facilità con cui facciamo una pallina della stagnola della cioccolata. La " Grazza Radra ", che sul suo penname porta pazientemente inscritte, una ad una disegnate, le 1-2000 uova che saranno la sua sicura discendenza o la " Ienacinta " che ha in pancia contemporaneamente 25000 figli.

L'universo parallelo di bestie che nascono in atelier, appartiene di fatto ad una " oltre-zoologia " che a noi non è data, e che per assurdo, si dà solo a mani poco o per nulla addestrate al disegno, mani di " allevatori-pastori-demiurghi-erranti " come quelle dei ragazzini in atelier.
Noi, dalla nostra stanziale " normalità caina ", possiamo solo ri-conoscere, intuire, apprendere, gioire, inchinarci, ringraziare per tanta Bellezza-Verità.
Loro, " abelinità " della sconfitta, erranti del margine, soccombenti del quotidiano, in quello spazio-luogo dedicato, sanno spesso trovare casa, e portare frutto, dalla possibilità di riscatto loro offerta.

Io poi, personalmente, " resto di sale " ad ogni nascita, ad ogni ritrovamento.
E muovo, ad orari cadenzati, verso l'atelier chiedendomi inutilmente quale nuova creatura risveglierà inesorabilmente il mio assopito stupore. Custodisco gelosamente questo privilegio, cercando di ricambiare i ragazzini accompagnandoli per mano nella luce abbacinante della loro ritrovata " pratica poetica ".
Non c'è nulla di quello orecchiato a scuola, in " artistica " specialmente, come dicono loro, che possa supportare, giustificare, soddisfare lo sguardo su lavori come quelli, per bestie come quelle lì, in-aspettate a loro stessi. E " rassicurare e proteggere " dallo spavento, dal disorientamento, che la loro propria personale e sconosciuta " facoltà poetica " accompagna.
Rimirando insieme un lavoro portato a termine con gestualità improvvisa, velocissima e irrefrenabile o con faticante stratificarsi di segno dopo segno, mi accorgo di averli al mio fianco come minatori esausti, inadatti alla luce naturale.
Diurnità negata dal corso delle cose, da una schiacciante " meccanica delle necessità ".
E allora, delicato tempo, in fiducia e pazienza, reciproci, per quei primi passi alla luce del sole.

Errore, caduta, cadere, in atelier si pratica la caduta controllata e il suo riscatto, la sua " inversione benigna ".
Considerare l'errore, la caduta, costitutivi della vita, di ogni vita, di ogni Uomo che sia tale.
Del resto, insegna la meccanica della biologia molecolare, se non ci fossero stati errori su errori, in quella meravigliosa elica che è il nostro DNA, saremmo ancora miliardi di batteri perfettamente allineati.
E questo è l'altro motivo per cui siamo l' " Atelier dell'errore ".

Ma chi davvero crede, ed investe, nella potenzialità poetica di questi ragazzi?

Normalmente un'amministrazione locale si struttura anzitutto, giustamente, sugli aspetti clinici che affliggono questi ragazzini.
Cura delle diverse patologie, attenuazione delle sintomatologie, per consentire a questi ragazzi, nel limite del possibile, un'accettabile autonomia nel quotidiano, nell'ordinario appunto, cui poter far fronte.
Saggio traguardo di salvaguardia.
Da questo punto di vista, l'indirizzo particolarmente illuminato della Neuropsichiatria Infantile dell'AUSL di Reggio Emilia, grazie alla collaborazione con l'Indaco Onlus, ha un'attenzione particolare verso i suoi piccoli pazienti, e può vantare al suo interno una tradizione ventennale di atelier dedicati a questi ragazzi: dalla musica alla cucina, dall'attività di serra alle attività espressive.
L' " Atelier dell'errore " appartiene appunto a questa tradizione e ambiziosamente mira alto, allo stra-ordinario di un'esistenza, alla sua potenzialità poetica appunto.
Ha scommesso sulla possibilità data a questi ragazzini di trasformare la problematicità in Bellezza.

E non si tratta a questo punto di un problema di arte o non arte, meno che meno di tecnica, tecniche.
Forse nemmeno di una generica categoria di arteterapia che, tutta l'arte è terapia tanto quanto una vita può arrivare ad essere l'opera d'arte assoluta, capolavoro ineguagliabile.
Si tratta quindi di prendersi cura di Uomini.
Uomini, che sono carne, ossa, nervi e Anima e Spirito.
Per questo mi piace pensare l' "Atelier dell'errore " come " Infermeria della Bellezza ".


Luca Santiago Mora, novembre 2012







Un orso è un orso
non c'è soccorso;
da lui son corso
gli ho offerto un torso
mi ha dato un morso.
Un orso è un orso,
non c'è soccorso,
non ha rimorso.


Totti Scialoja





lunedì 26 dicembre 2016



Ricordiamo quello che Voltaire scrisse nel 1755 a Rousseau, ossia al Grande Paranoico del Ritorno alla Natura, a proposito del " Discorso sull'origine dell'ineguaglianza tra gli uomini ": " Ho ricevuto il vostro nuovo libro contro la razza umana, e ve ne ringrazio. Non fu mai impiegata tanta intelligenza allo scopo di definirci tutti stupidi. Viene voglia, leggendo il vostro libro, di camminare a quattro zampe. Avendo perduto questa abitudine da più di sessant'anni, sento purtroppo l'impossibilità di riprenderla. Né posso mettermi alla ricerca dei selvaggi del Canada, perché le malattie a cui sono condannato rendono necessario per me un medico europeo".


Tratto da: " L'imbecillità è una cosa seria " di Maurizio Ferraris





domenica 25 dicembre 2016


Salmo


Nessuno c'impasta di nuovo, da terra e fango,
Nessuno c'insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.

Che tu sia lodato, Nessuno.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a 
Te.

Noi un Nulla
fummo, siamo, reste-
remo, fiorendo:
La rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.

Con la stimma anima-chiara
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra 
della spina.

Paul Celan da: La Rosa di Nessuno 







giovedì 22 dicembre 2016


Loda all'angelo il mondo,
mostragli quello che è semplice,
quel che, plasmato di padre in figlio,
vive, cosa nostra,
alla mano e sotto gli occhi nostri.
Digli le cose. Resterà più stupito.


R.M.Rilke





venerdì 16 dicembre 2016


" Mediaset, azienda patrimonio del paese "
Paolo Gentiloni

" Nessun attacco scomposto a Gentiloni e al Governo "
Silvio Berlusconi

Il Governo, prima di decollare, ha sostituito un' ALA.

vincent





giovedì 15 dicembre 2016

Attacco a Mediaset!


Ci attaccano. Un attacco vile e meschino. Un attacco " da oltre confine ".
Si tratta di un imprenditore bretone. Interi decenni per farsi un'immagine del tuo " nemico ", gli F35 costati sudore e lacrime e pronti a decollare per il Grande Altrove, che so, la Russia.. o la Corea del Nord, per poi scoprire che il nemico c'è l'hai in casa ed è talmente nemico da minacciare nientemeno che la proprietà di Mediaset. Ve lo immaginate un imprenditore dell'Ohio denunciare una " invasione " perché un tizio come lui in doppiopetto ma residente in Virginia lancia una scalata alla sua azienda?
Ma poi siamo così sicuri che la Bretagna sia in Europa?

vincent






martedì 13 dicembre 2016

Alfano e l'inglese: problemi di "waind". E la commissaria Ue lo corregge



Io me lo immagino, in gioventù, un bel falò su una spiaggia siciliana e Angelino ed amici a cantare ispirati: " The answer is blowin in the waind "
I migliori auguri per il suo nuovo, prestigioso incarico alla Farnesina: ne avrà bisogno.

vincent   

venerdì 9 dicembre 2016


Il profumo di legno fresco
è una delle ultime cose che dimenticherai
                  quando il velo si chiuderà.
Il profumo di legno bianco e fresco
nel tempo della linfa, in primavera:
È come se stesse passando la Vita fatta persona
a piedi nudi, con la rugiada nei capelli.
Il soave e nudo sentore
si genuflette, muliebre e biondo,
nella quiete che hai dentro,
suona le tue ossa 
come flauti di salice.
Con una gelata sotto la lingua
cerchi fuoco per farne
una parola.
E sai, mite come
il vento del sud nella mente,
che al mondo esistono ancora
cose su cui contare.


Hans Børli, Il profumo di legno fresco





sabato 3 dicembre 2016



Finestre alte


Quando vedo una coppia di ragazzi
e penso che lui se la scopa e che lei
prende la pillola o si mette il diaframma,
so che questo è il paradiso

che ogni vecchio ha sognato per tutta la vita -
legami e gesti messi da parte
come una mietitrebbia arrugginita,
e ogni giovane che va giù per lo scivolo

di una felicità senza fine. Chissà 
se qualcuno osservandomi, quarant'anni fa,
ha pensato: Quella sarà la vita;
non più Dio, non più sudore e paura la notte

per l'inferno e per tutto il resto, non più 
il dovere di nascondere quello che pensi del prete.
Lui e quelli come lui tutti giù per lo scivolo
come maledetti uccelli liberi. E all'improvviso 

non una parola viene, ma il pensiero di finestre alte:
il vetro che assorbe il sole,
e, al di là, l'aria azzurra e profonda, che non mostra
nulla, che non è da nessuna parte, che non ha fine.


Philip Larkin






mercoledì 30 novembre 2016


Sarebbe stato utile che le élites capissero meglio che essere l'inventore di reality show è un vantaggio se devi ottenere milioni di voti, non perché il popolo bue segue la pancia, ma perché sai parlare facendo convivere realtà e fantasmagoria, sai come sospendere il potere performativo della parola. Sai offrire i piaceri dell'odio senza impegnarti ad odiare.


Chiara Cappelletto, Doppiozero.com





domenica 27 novembre 2016

Indulgere Genio


I latini chiamavano Genius il dio a cui ciascun uomo viene affidato in tutela al momento della nascita. ( .... ) Vi è un'espressione latina che esprime meravigliosamente il segreto rapporto che ciascuno deve saper intrattenere con il proprio Genius: " Indulgere Genio ". A Genius bisogna accondiscendere e abbandonarsi, a Genius dobbiamo concedere tutto quello che ci chiede, perché la sua esigenza è la nostra esigenza, la sua felicità la nostra felicità. Anche le sue - le nostre! - pretese possono sembrare sragionevoli e capricciose, è bene accettarle senza discutere. Se, per scrivere, avete - ah! - bisogno di quella carta giallina, di quella penna speciale, se ci vuole proprio quella luce fioca che spiove da sinistra, è inutile dirsi che qualunque penna fa il suo mestiere, che ogni carta e ogni luce sono buone. Se senza quella camicetta di lino celeste ( per carità, non la bianca con quel colletto da impiegato! ) non vale la pena di vivere, se senza quelle sigarette lunghe con la carta nera non ve la sentite proprio di andare avanti, non serve ripetersi che sono soltanto manie, che sarebbe ora di mettere giudizio. " Genium suum defraudare ", frodare il proprio genio, significa in latino: rendersi triste la vita, imbrogliare se stessi. E " genialis " è la vita che allontana lo sguardo dalla morte e risponde senza esitare alla spinta del genio che lo ha generato.


Giorgio Agamben, Profanazioni





mercoledì 23 novembre 2016


Listen to the hummingbird
Whose wings you cannot see
Listen to the hummingbird 
Don't listen to me.

Listen to the butterfly
Whose days but number three
Listen to the butterfly 
Don't listen to me

Listen to the mind of God
Which doesn't need to be
Listen to the mind of God
Don't listen to me.



Sono le parole di una " dolce piccola canzone ",  di un'ultima deliziosa fatica che ha occupato i giorni ultimi di Leonard Cohen.






martedì 22 novembre 2016


Oggi, il mio parere è che il male non sia mai radicale, che sia solo estremo, e che non possieda né profondità né dimensione demoniaca. Esso può invadere tutto e devastare il mondo intero precisamente perché si propaga come un fungo. Esso " sfida il pensiero " perché il pensiero cerca di attingere alla profondità, di pervenire alle radici, e dal momento in cui si occupa del male, viene frustrato perché non trova niente. È qui la sua banalità. Solo il bene ha profondità.


Anna Arendt, lettera a Scholem






giovedì 17 novembre 2016


" Humm, " fece Tom. " Ascolta, Ma'. È da in pò che passo giorno e notte nascosto qui da solo. Lo sai a chi pensavo? A Casy! Quello parlava un sacco. Io mi seccavo a sentirlo. Ma ora ho pensato alla roba che diceva, e me la ricordo... tutta quanta. Dice che una volta era andato nel deserto per cercare la sua anima, e aveva scoperto che lui non ce l'aveva un'anima tutta sua. Dice che aveva scoperto che lui aveva solo un pezzetto di un'anima grande e grossa. Dice che il deserto non andava bene, perché il suo pezzetto di anima non serviva a niente se non stava con tutti gli altri pezzetti, e non faceva un'anima intera. È strano che me lo ricordo. Mi pareva che manco lo stavo a sentire. Ma ora so che uno se sta da solo non serve a niente.


John Steinbeck, Furore






martedì 15 novembre 2016

LEONARD COHEN - The Last Interview (September 2016)



Steve Bannon, esponente di spicco del " nightmare team " di Donald Trump





Una città molto antica è come uno stagno: ha colori e riflessi propri, ha angoli di frescura e altri limacciosi, luoghi dove l'aria ribolle, spazi malefici, una vita latente. La città è femmina, con i suoi desideri e le sue repulsioni, slanci e rinunce, e pudori, soprattutto pudori.
Per entrarle nel cuore, per coglierne i segreti più intimi, si deve agire con la massima tenerezza e armarsi fino all'esasperazione di pazienza. Bisogna sfiorarla senza malizia, accarezzarla senza seconde intenzioni, insistere per secoli e secoli.
Il tempo lavora per chi sa mettersi fuori del tempo.


J. Yonnet, Le vie incantate di Parigi






lunedì 14 novembre 2016


" Giorni di catastrofe sono quelli in cui non succede nulla "


Italo Calvino




sabato 12 novembre 2016



Crediamo di sapere cos'è la vecchiaia, ma che cosa mai può essere la fine della vecchiaia? Come si vive nella fine della vecchiaia, se non è solo l'intervallo che separa dalla morte? Forse c'è un momento, che può essere breve o durare anni, passato il quale non si è più vecchi e nemmeno immortali, soltanto eterni. Non si è più parte della vita, ma la morte non ha ancora trovato il coraggio di guardarci in faccia. Con " You Want It Darker " Leonard Cohen ha raggiunto quell'altezza, al di sopra delle nebbie, dalla quale si vede tutto molto chiaro. Soprattutto, si distinguono i contorni di ciò che non è chiaro per niente, di quel Dio che è ancora ombra a se stesso e che risplende solo dal cuore di un'impenetrabile oscurità.


Alessandro Carrera





venerdì 11 novembre 2016

Che l'ardente vita del nostro cuore ti raggiunga
Come un soffio di calore
Laddove tu puoi sentire freddo
Di frescura laddove tu puoi bruciare.
Che i nostri pensieri vivano nei tuoi, caro Leonard
Che i tuoi pensieri, caro Leonard, vivano nei nostri.

Ciò che vive nell'universo non esiste che creando in sé
I germi di una nuova vita.
L'anima cede alla morte
Solo per evolvere in uno slancio immortale;
Va verso forme di vita senza posa rinnovate.

Nel principio era il Verbo
E il Verbo era presso Dio
Ed il Verbo era un Dio.
Egli era in principio presso Dio:
Tutto è stato fatto per mezzo di Lui,
E senza di Lui niente è stato fatto
Di tutto ciò che esiste.
In Lui era la vita
E la Vita era la Luce degli uomini.


Tratto da: " Preghiera per i defunti " di Rudolf Steiner







Leonard Cohen 21 settembre 1934 - 10 novembre 2016





" La morte: un atto che si compie obbedendo "

Maria Zambrano

Fotografia e Giudizio Universale



Che cosa mi affascina, mi tiene incantato, nelle fotografie che amo? Credo si tratti semplicemente di questo: la fotografia è per me in qualche modo il luogo del Giudizio Universale, essa rappresenta il mondo come appare nell'ultimo giorno, nel Giorno della Collera. ( .....) Che ciò sia vero sin dall'inizio della storia della fotografia, un esempio lo mostra con assoluta chiarezza. Conoscete certamente il celebre dagherrotipo del Boulevard du Temple fotografato da Daguerre dalla finestra del suo studio in un'ora di punta. Il boulevard doveva essere stracolmo di gente e di carrozze e, tuttavia, dal momento che gli apparecchi dell'epoca esigevano un tempo di esposizione estremamente lungo, di tutta quella massa in movimento non si vede assolutamente nulla. Nulla, tranne una piccola sagoma nera sul marciapiede, in basso a sinistra nella foto. Si tratta di un uomo che si stava facendo lucidare gli stivali ed è dunque rimasto immobile abbastanza a lungo, con la gamba appena sollevata per poggiare il piede sul banchetto del lustrascarpe.
Non saprei fantasticare un'immagine più adeguata del Giudizio Universale. La folla degli umani - anzi l'umanità intera - è presente ma non si vede, perché il giudizio concerne una sola persona, una sola vita: quella, appunto, e non altra. E in che modo quella vita, quella persona è stata colta, afferrata, immortalata dall'angelo dell'Ultimo Giorno - che è anche l'angelo della fotografia? Nel gesto più banale e ordinario, nel gesto di farsi lustrare le scarpe! Nell'istante supremo, l'uomo, ogni uomo, è consegnato per sempre al suo gesto più infimo e quotidiano. E tuttavia, grazie all'obiettivo fotografico, quel gesto si carica ora del peso di un'intera vita, quell'atteggiamento irrilevante, persino balordo compendia e contrae in sé il senso di tutta un'esistenza.


Giorgio Agamben






mercoledì 9 novembre 2016


Generazioni e generazioni ad immaginare il " Big one " e me lo dite chi mai avrebbe potuto scatenare la fantasia fino a tanto?



martedì 8 novembre 2016



Prima di cena, prima che le lampade scaldino i letti e il fogliame degli alberi sia verde-buio e la notte deserta. Nel breve spazio del crepuscolo passano intere sconosciute stagioni; allora il cielo si carica di nubi, di correnti che sollevano ceppi e rovi. Contro i vetri della finestra batte l'ombra di una misteriosa bufera. L'acqua rovescia i cespugli, le bestie barcollano sulle foglie bagnate. L'ombra dei pini si abbatte sui pavimenti; l'acqua è gelata, di foresta: il tempo sosta, dilegua. Di colpo, nella quiete solenne dei viali, nel vuoto delle fontane, nei padiglioni illuminati per tutta la notte, l'ospedale ha lo sfolgorio di una pietroburghese residenza invernale.


Antonella Anedda






sabato 5 novembre 2016


Secondo me una causa maggiore di confusione è nel linguaggio che parla di differenza come se fosse qualcosa che sta tra donne e uomini spartendo l'umanità in due. ( ....) La differenza non è tra. Essa è in me, mi è interna e immanente, mi impedisce di identificarmi con quella che sono. Non c'è un'identità sicura e stabile nell'essere chiamata donna, e in questo si comincia finalmente a vedere un pregio.


Luisa Muraro





mercoledì 2 novembre 2016



 
"  Il mondo esiste solo grazie al respiro dei bambini nelle scuole " 

Rabbi Jacob Ben Asher





lunedì 31 ottobre 2016



" Tre cose. Vedere se stessi come un cosa estranea. Dimenticare ciò che si è visto.
Conservare lo sguardo ".


Franz Kafka, Otto quaderni in ottavo





venerdì 28 ottobre 2016



" All'uomo non potrà mai accadere niente di peggio nella morte che una morte immortale "

Agostino





giovedì 27 ottobre 2016


Il 30 Aprile del 1948 al Salone dell'auto di Amsterdam viene presentato il primo modello di Land Rover a trazione integrale.




mercoledì 26 ottobre 2016


Essendo la libertà sinonimo di desiderio, come posso io entrare fino in fondo " in unione " con i miei desideri e con quelli di chiunque altro se non esiliandomi da quel me che ho appassionatamente esplorato, per trasmutare le mie pulsioni e i miei stessi desideri attraverso l'ascolto della libertà di ogni altro, dell'Ogni Altro?


Julia Kristeva






domenica 23 ottobre 2016


Ci sono due tipi di verità: le verità semplici, dove gli opposti sono chiaramente assurdi, e le verità profonde, riconoscibili dal fatto che l'opposto è a sua volta una profonda verità.


Niels Bohr






giovedì 20 ottobre 2016

Eros e Psiche



Il Peccato, quello spazio " tutto per noi" che chiamiamo Anima.
È lì che gli Dei, si gli Dei perché l'Anima è politeista, impressero la Forza, eco del Cosmo intero in movenze di fuoco. E, come si fa con i doni, ci lasciarono liberi di farne ciò che volevamo.
Ma non esiste libertà che non generi tirannidi, perché è la tirannide il luogo migliore per affinare le libertà. E così l'Anima, nostalgica della Forza, per possederla da quel giorno in poi si sarebbe venduta l'anima. E come se la vende? Se la vende al mercato, il mercato del piacere e del dispiacere.
E dov'è che si nasconde la Forza? In superficie, dove mai penseremmo di trovarla.
E perché la Forza si nasconde? Perché per riconquistarla serve forza?


vincent






mercoledì 19 ottobre 2016



Coda per il pane durante l'alluvione di Louisville, 1937
Foto di Margaret Bourke-White


martedì 18 ottobre 2016




" I vecchi cani acquistano nello sguardo quanto perdono nel movimento "


Andrea Giardina





lunedì 17 ottobre 2016



Il Nobel a Dylan? " Come dare una medaglia all'Everest perché è la montagna più alta del mondo "

Leonard Cohen




domenica 16 ottobre 2016


Immagini


Nessun microscopio vede quello che può vedere la poesia,
immagini che aleggiano lungo fasci di nervi spenti
e non lasciano traccia. Dove

sono archiviate le cose immaginate, le cose ricordate?
Nel lobo temporale alcune, le più nell'ippocampo -
ma solo finché vive. E invece, dai vetrini, involate.

Cosa può dirci come, durante gli anni luce di una vita,
fiammeggi d'energia il cervello, e arda
luminoso fino a quando comincia l'implosione

squarcio abbagliante - scarpe Mary Jane bianche, malta su tre gradini di mattoni,
un uomo che fuma la pipa, una fuga di Bach, cavo d'acciaio che si innalza
ad incarnare un ponte, un pianto di neonato " u èèè! u e èèè! -

cosa può dirci come il cervello, concentrandosi,
addensandosi verso l'evento
orizzonte, possa rievocare quanto solo la poesia registra

squarcio abbagliante - capanno sulla spiaggia a strisce bianche e blu,
odore di terra fradicia di pioggia a primavera, spasmo di sesso così puro da brillare,
cinguettio di uccelli al risveglio - cosa può dirci

come tali pensieri possano aver vita solo sotto la lente di una poesia, e però svanire
persino nel cervello che li ha attestati, perché divampa, quel cervello,
nova che arde sempre più splendente fino a non riconoscere più 

squarcio abbagliante - questo bambino dai capelli di sole
che sguazza in una pozza di pioggia, sorride,
che mi tiene la mano?


Robin Morgan







martedì 11 ottobre 2016

Preghiera



Dacci oggi il nostro corpo quotidiano.
Impastato di notte.
E, dai più volenterosi,
Divorato di giorno.

vincent




venerdì 7 ottobre 2016



È indispensabile che un fiume abbia un letto, altrimenti non si avrebbe un fiume ma un pantano. Potendo sfuggire, l'acqua avrebbe l'illusione momentanea di aver ottenuto la libertà, di aver riacquistato l'integrità della sua potenza. Ma la potenza si esaurisce in assenza di argini; anche con il solo ostacolo rappresentato dalla sua estensione illimitata, la furia dell'acqua incanalata scenderebbe sopraffatta sulla pianura sterminata. Il letto serve al fiume tanto quanto la furia della corrente dell'acqua che scorre in esso. Ed è un bene che la vita si precipiti di corsa: lo sfuggire della semplice presenza fisica che cade nelle pieghe del tempo, l'angoscia di passare si trasforma nella gioia di essere in cammino.


Maria Zambrano, Per un sapere dell'anima







mercoledì 5 ottobre 2016


" Nazioni e nazionalità sono dei prodotti esplosivi, dei prodotti pericolosi,. Da quando sono stati creati da quella chimica profonda che si elabora al fondo dei popoli, non c'è più stata, in realtà, - domando perdono ai sogni e ai sognatori - non c'è mai più stata Europa possibile ".


Lucien Febvre







martedì 4 ottobre 2016



Il male


Mentre gli sputi rossi della mitraglia
Fischiano tutto il giorno nell'infinito azzurro del cielo;
E scarlatti o verdi, accanto al re che li deride
I battaglioni crollano in massa nel fuoco;

Mentre un'orrenda follia massacra
Centomila uomini in un mucchio fumante;
- Poveri morti! Nell'estate, nell'erba, nella tua gioia,
Natura! Tu che santamente creasti questi uomini!...-

- C'è un Dio, che ride sulle tovaglie damascate
Degli altari, fra l'incenso, fra i grandi calici d'oro;
Che cullato dagli osanna si addormenta,

E si risveglia quando madri, raccolte
Nell'angoscia, piangendo sotto la vecchia cuffia nera
Gli offrono qualche moneta nel loro fazzoletto.


Arthur Rimbaud






lunedì 3 ottobre 2016



Questo è uno dei cartelli che gli attivisti del Kutya Part hanno utilizzato per ridicolizzare la campagna razzista del loro Primo Ministro.
In un altro hanno scritto: " Sapevi che un ungherese in media vede più Ufo che migranti nel corso della propria vita?"






Sono gentili a farci restare così tardi,
Dopo che hanno già abbassato le serrande.
Un cameriere fluttua dalla cucina con un piatto
Di stufato o di minestra densa.

E si accomoda a due tavoli da noi.
Sappiamo bene, tu e io, che è finita.
Che una cosa o l'altra è successa tra
Noi, qualsiasi cosa siamo o fossimo.

Il cameriere pulisce il piatto con il pane
E beve fino all'ultima goccia del suo vino
Poi risistema, uno dopo l'altro, 
Coltello, forchetta, cucchiaio, tovagliolo,
Perfino il tavolino e la sedia che ha solo preso in prestito,
Quindi sorride e fa l'inchino alla sua stessa assenza.


Paul Maldoon, Giovedì Santo






venerdì 30 settembre 2016



Una carta di identità attaccata al bagagliaio di un migrante in fuga dalla Libia.
Foto di Francesco Giusti




giovedì 29 settembre 2016


L'ultima funzione chiara e distinta dell'uomo: muscoli smaniosi di lavorare, cervelli smaniosi di creare al di là del singolo bisogno - ecco cos'è l'uomo. Costruire un muro, costruire una casa, una diga; e in quel muro, in quella casa, in quella diga mettere qualcosa dell'Uomo, e in cambio prendere per l'Uomo qualcosa di quel muro, di quella casa, di quella diga: prendere i muscoli d'acciaio dal faticare, prendere le linee e le forme nette dal progettare. Perché l'uomo, diversamente da ogni altra cosa organica o inorganica dell'universo, cresce al di là del suo lavoro, sale i gradini delle sue idee, va oltre il limite dei suoi risultati. Ecco cosa puoi dire dell'uomo: quando le teorie cambiano e crollano, quando le scuole, le filosofie, gli angusti vicoli bui del pensiero nazionale, religioso ed economico crescono e si disintegrano, l'uomo non si ferma, procede brancolando, ferendosi, a volte ingannandosi. Fattosi avanti, può darsi che indietreggi, ma solo di mezzo passo, mai di un passo intero. Ecco cosa puoi dire, e sapere, e sapere. Ecco cosa puoi sapere quando le bombe piovono dagli aerei neri sulla piazza del mercato, quando si sgozzano prigionieri come maiali, quando i corpi calpestati si svuotano disgustosi nella polvere. Ecco come puoi saperlo. Se il passo non venisse fatto, se la smania di brancolare in avanti mancasse, le bombe non cadrebbero, le gole non verrebbero tagliate. Diffida del tempo in cui le bombe smettono di cadere mentre i bombardieri sono ancora vivi - perché ogni bomba dimostra che lo spirito non è morto. E diffida del tempo in cui gli scioperi cessano mentre i grandi proprietari sono ancora vivi - perché ogni piccolo sciopero soffocato dimostra che il passo è in atto. Ed ecco cosa puoi sapere per certo: terribile è il tempo in cui l'Uomo non voglia soffrire e morire per un'idea, perché quest'unica qualità è fondamento dell'Uomo, e quest'unica qualità è l'Uomo in sé, peculiare nell'universo.



John Steinbeck, Furore







venerdì 23 settembre 2016



La felice bellezza negligente
sta ferma intorno a te senza rumore,
l'hai vista, sai che c'è , neanche la guardi.
Era il lusso di andarsene per Roma.


Da: " Aria pubblica " di Patrizia Cavalli







martedì 20 settembre 2016




Francesco Radino, dettaglio del polittico " Una faccia una razza "



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...