domenica 27 novembre 2016

Indulgere Genio


I latini chiamavano Genius il dio a cui ciascun uomo viene affidato in tutela al momento della nascita. ( .... ) Vi è un'espressione latina che esprime meravigliosamente il segreto rapporto che ciascuno deve saper intrattenere con il proprio Genius: " Indulgere Genio ". A Genius bisogna accondiscendere e abbandonarsi, a Genius dobbiamo concedere tutto quello che ci chiede, perché la sua esigenza è la nostra esigenza, la sua felicità la nostra felicità. Anche le sue - le nostre! - pretese possono sembrare sragionevoli e capricciose, è bene accettarle senza discutere. Se, per scrivere, avete - ah! - bisogno di quella carta giallina, di quella penna speciale, se ci vuole proprio quella luce fioca che spiove da sinistra, è inutile dirsi che qualunque penna fa il suo mestiere, che ogni carta e ogni luce sono buone. Se senza quella camicetta di lino celeste ( per carità, non la bianca con quel colletto da impiegato! ) non vale la pena di vivere, se senza quelle sigarette lunghe con la carta nera non ve la sentite proprio di andare avanti, non serve ripetersi che sono soltanto manie, che sarebbe ora di mettere giudizio. " Genium suum defraudare ", frodare il proprio genio, significa in latino: rendersi triste la vita, imbrogliare se stessi. E " genialis " è la vita che allontana lo sguardo dalla morte e risponde senza esitare alla spinta del genio che lo ha generato.


Giorgio Agamben, Profanazioni





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