sabato 18 luglio 2020








È nel laboratorio, luogo “ sociale “ di elaborazione e costruzione del sapere, spazio di formazione in cui si aderisce a una tradizione che fornisce l’interpretazione dei “ dati “, che si svela il segreto della scienza: la capacità di sfruttare sistemi che “ rappresentano “ gli elementi del mondo, così da poterli conservare e manipolare, per agire a distanza su di essi. L’odierna tecnoscienza non ha fatto che accrescere la capacità degli scienziati di lavorare con immagini e riproduzioni; le teorie sono mappe, rappresentazioni che rendono conto in via provvisoria dei fenomeni. E per proseguire le ricerche occorre elaborare strategie per mobilitare risorse, trovare aziende disposte a investire, escogitare tecniche retoriche di persuasione per pubblicizzare scoperte e invenzioni o per rendere credibili ricerche dagli esiti ancora incerti. Senza questo lavoro “ impuro “, che si muove nell’incertezza, un fatto non viene accolto dalla comunità: ma un fatto non è all’inizio qualitativamente diverso da una finzione, solo nel corso del processo collettivo di discussione si sedimenta ed assume forza venendo incorporato nel patrimonio scientifico. ( .... ). Se uno scettico volesse aprire la scatola nera delle scienze sarebbe rimandato a una catena che non ha al suo termine la natura, semmai il laboratorio, cioè iscrizioni, rappresentazioni visive, dispositivi di registrazione. Ed è lo scienziato a porsi come portavoce, interprete ufficiale di quanto è leggibile nei grafici e nelle tracce lasciate dall’esperimento.






Mario Porro, La guerra dei microbi
doppiozero.com

mercoledì 15 luglio 2020

È agendo liberamente che facciamo esistere la libertà, agendo generosamente che facciamo esistere l’amore, agendo coraggiosamente che facciamo esistere la gloria. Noi siamo persone in quanto agiamo come persone. Se agiamo come corpi, siamo solo corpi. La vita della persona non è la vita del corpo. Un potere che riduce tutto all’utilità materiale uccide la società civile, “ ed è una morte un po’ peggiore “. La libertà è il valore più grande perché coincide con la nostra esistenza. La libertà è l’esperienza dell’eternità nell’adesso.

 Riccardo Manzotti

venerdì 10 luglio 2020







Sono morto perché non ho il desiderio,
non ho il desiderio perché credo di possedere, 
credo di possedere perché non cerco di dare.
Cercando di dare si vede che non si ha niente,
vedendo che non si ha niente, si cerca di dare se stessi,
cercando di dare se stessi, si vede che non si è niente,
vedendo che non si è niente, si desidera divenire,
desiderando divenire, si vive.




René Daumal, Monte Analogo
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