giovedì 26 luglio 2018

lunedì 23 luglio 2018










Malgrado la tua morte e le tue spoglie,
l'oro antico dei tuoi capelli
il fresco fiore del tuo sorriso al vento
e la grazia quando saltavi,
ridendo delle pallottole,
per fissare scene di battaglia,
tutto questo, Gerda, ci rincuora ancora.



Luis Pérez Infante, A Gerda Taro, morta sul fronte di Brunete

mercoledì 18 luglio 2018

sul desiderio







Il desiderio certo non sarebbe concepibile al di fuori della prospettiva di un compimento. Eppure, il desiderio non può cessare di concepirsi come irrinunciabile condizione dell'essere-vivo, che infinitamente si riapre sul suo orizzonte. La pura estinzione del desiderio, nella sua incondizionata apertura, non può non apparire anche come l'estinzione del soggetto vivente: dunque la frustrazione veramente mortale, l'insostenibile contraddizione. Incenerito dal suo puro, totale appagamento, congelato nella marmorea certezza di ogni ulteriore prospettiva, il desiderio sarebbe veramente allora la definitività della morte.




P. A. Sequeri, L'umano alla prova 





lunedì 16 luglio 2018








Contributi per nuove biografie



L'oblio è buono ha fatto quel che ha fatto
ha cancellato crea lo spazio per il nuovo ma il nuovo non attecchisce
La mente lo rigetta come fosse un organo estraneo
L'oblio ha creato un buco nero dal quale ogni tanto fuoriesce 
qualche scena scura

Per esempio facciamo la fila per i documenti noi che dobbiamo avere nuove biografie
per ore in fila un milione di noi tutti uguali
da Ovidio a Brodskij - per non chiamare ciascuno per nome -
Teniamo borse cappotti certificati carte che nulla dicono di noi
diamo marche da bollo a quelli che si trovano dall'altro lato dello sportello
Come se si fosse nati appena adesso
dobbiamo iscriverci all'anagrafe
fare un qualche certificato che lo attesti
dichiarare un indirizzo inesistente
portare pagelle diplomi attestati d'esami superati
in scuole e università bruciate o molto lontane
e consegnare

Nel frattempo crescere di nuovo dentro di sé imparare a camminare per città straniere
smettere di fuggire correre volgersi indietro
Dobbiamo accordare con precisione i nostri passi a quelli altrui
vincere la vertigine orientarci nello spazio
imparare a parlare in lingue straniere di giorno
di notte piangere esclusivamente nella propria lingua

Cosa sappiamo fare ci chiedono di solito
quando osiamo cercare un lavoro
A questa domanda ogni persona onesta risponde
Non siamo sicuri di ciò che sappiamo
- il che corrisponde perfettamente alla verità -
Sappiamo scrivere ci arriva l'idea salvifica
Scrivere sì
però che cosa
Tra l'altro diciamo anche
poesie
Ma per favore chi pensa di sfottere
fa un cenno con la mano quello dall'altro lato del tavolo
e a voce alta chiama

Avanti il prossimo!
Zagabria, 15-5-2003




Jozefina Dautbegovic, Il tempo degli spaventapasseri

domenica 15 luglio 2018









Spesso canta il lupo nel mio sangue
e allora l'anima mia si apre
in una lingua straniera.

Luce, dico allora, luce di lupo,
dico, e che non venga nessuno
a tagliarmi i capelli.



Mariella Meher









Il volto si sottrae al possesso, al mio potere. Nella sua epifania, nell'espressione, il sensibile, che è ancora afferrabile, si muta in resistenza totale alla presa. Questo mutamento è possibile solo grazie all'apertura di una nuova dimensione. Infatti la resistenza alla presa  non si produce come una resistenza insormontabile, come durezza della roccia contro cui è inutile lo sforzo della mano, come lontananza di una stella nell'immensità dello spazio. L'espressione che il volto introduce nel mondo non sfida la debolezza del mio potere, ma il mio potere di potere. Il volto, ancora cosa tra le cose, apre un varco nella forma che peraltro lo delimita - .... - il volto, che non è del mondo - .... - mi oppone, così, non una forza più grande - un'energia che può essere valutata e che si presenta quindi come se facesse parte di un tutto - ma proprio la trascendenza del suo essere rispetto a questo tutto; non un superlativo qualunque della potenza, ma appunto l'infinito della sua trascendenza.



E. Levinas, Totalità e Infinito. Saggio sull'esteriorità   

mercoledì 11 luglio 2018

E ora cosa succederà ai ragazzi?







E ora cosa succederà ai ragazzi? " Appena usciranno dall'ospedale forse non passeranno nemmeno da casa, andranno tutti in un monastero per restarci nove giorni da novizi. Chiederanno l'elemosina e impareranno i sutra del Buddha. Il padre è convinto che sarà il modo migliore di pulire la loro mente dal demone dell'orgoglio di essere ormai celebri ".


Bandit, amico del padre di uno dei ragazzi liberati in Thailandia.




Il governatore della provincia ha dichiarato: " La vicenda dei nostri ragazzi ha mostrato al mondo che cosa significhi lavorare con amore per aiutarsi a vicenda in momenti di preoccupazione collettiva per le sorti dei nostri figli. Speriamo che anche il resto del pianeta si amerà di più ".



venerdì 6 luglio 2018

sul monoteismo








Il monoteismo non consiste nell'organizzare per l'uomo, debole a causa delle sue imperfezioni, un incontro privato con un Dio consolatore, ma nel ricondurre la presenza divina alla giustizia e allo sforzo dell'uomo, come si riconduce la luce dell'occhio all'occhio, il solo organo capace di vedere. La visione di Dio è un atto morale. L'ottica un'etica. Non fidiamoci dei contatti diretti che sono solo tentativi. La Bibbia, illuminata e fatta crescere dai commenti della grande epoca che precede e segue la distruzione del secondo Tempio, non è un libro che ci conduce verso il mistero di Dio, ma verso i compiti dell'uomo. Il monoteismo è un umanesimo.



E.Levinas, Difficile libertà

giovedì 5 luglio 2018

Buone notizie








Foto di David Goldblatt






L'idolo certamente fallirà, ma non subito: per un po' esso garantirà al soggetto un certo sostegno, una qualche stabilità, alimentando così la sua illusione di un presente finalmente sempre presente.




Silvano Petrosino, L'idolo  

martedì 3 luglio 2018



Le cose




Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e la scacchiera,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d'una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un'aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapranno mai che ce ne siamo andati


Borges.



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