venerdì 7 settembre 2012

con pane e vino si fa il cammino..




" Con pane e vino si fa il cammino. È il motto alimentare del pellegrinaggio cristiano che a partire dall'associazione evangelica dei due cibi eucaristici costruisce, a forza di scambi, di prestiti, di imitazioni, di aggiunte, di innovazioni, uno straordinario patrimonio comune. Una gourmandise della carità. Una cucina della misericordia. Non a caso alloggiare pellegrini è una delle sette opere di misericordia corporale.
In realtà il pellegrinaggio non era un semplice viaggio, ma l'avventura di una vita. Un'esperienza che poteva durare anni e metteva il viandante a contatto con terre, abitudini, umanità e prodotti completamente nuovi. Prima di partire si faceva testamento, si pagavano i debiti e si indossavano le vesti del cammino: il mantello, il bordone e il cappello. Con la bisaccia che diventava l'indispensabile dispensa del pellegrino. Pane nero, erbe aromatiche, aglio, carne affumicata e pesce secco. (......) 
Ma spesso i pellegrini il cibo se lo procuravano da soli e lo cucinavano a modo loro, Come quelli che concludevano il cammino di Santiago raggiungendo le spiagge del Finisterre, proprio dove l'apostolo Giacomo, venuto a evangelizzare la Galizia, raccoglieva i frutti di mare che portano il suo nome per donarli ai convertiti come contrassegno di fede. In onore del santo gli Jacopei sacrificavano i molluschi sulle braci o sotto la cenere e riportavano a casa la conchiglia bivalve, simbolo dei due precetti della carità: amare Dio su tutte le cose e il prossimo come se stessi. Da allora quella che il naturalista Linneo battezzò pecten jacobaeus, e che in Italia chiamiamo capasanta, cappa pellegrina, santarella, cozzula del pellegrino, è l'emblema stesso dell'itinerario galiziano".
Marino Niola
  

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