mercoledì 24 settembre 2014









Firenze è una città volgare. Tale volgarità (....) non consiste tanto nella pacchianeria di una bellezza resa venale, e che contrasta peraltro con le deplorevoli condizioni in cui la città stessa è tenuta, al di là di ogni colore dell'amministrazione del momento. (....) Credo che Firenze, più che ogni altro luogo italiano, abbia saputo coagulare magicamente in sé la volgarità che aleggia sull'Italia contemporanea ( come forse su certi altri paesi europei ) fino a farne una sorta di Weltanschauung, una specie di cappotto che l'avvolge, una spaventosa anima collettiva a cui nessuno sfugge e che significa spocchia, intolleranza, grossolanità. Insomma, la quintessenza dell'atteggiamento di un Paese che è stato povero come l'Italia e che all'improvviso è diventato ricco, senza che dell'apparenza sociale, della borghesia che ha caratterizzato la società europea, abbia posseduto la cultura. Ciò che anni fa prevedeva Pasolini, la spaventosa mutazione antropologica rivolta verso una omologazione del Brutto ( inteso nel senso più lato ) ha trovato paradossalmente in questa città rappresentante del Bello la sua più visibile epifania.



Antonio Tabucchi, Gli Zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze

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