mercoledì 17 ottobre 2018







Il villaggio sotto il Ponte è fatto di case di lavoratori, vecchi lavoratori della ferrovia, e vedove e figli e nipoti di vecchi lavoratori; non sono case belle quelle dei lavoratori, sono vecchie case non Antiche Dimore, ma non per questo non sono case, vere case a cui i viventi non possono che volere un gran bene. Com'è che si vuol bene alle case di via Fillak e di via Porro? Ma perché la casa non è i suoi mattoni, le sue tegole e il cemento, quella roba è un edificio non una casa; la casa viene dopo, viene con gli intenti dei suoi abitatori, la casa è il loro sostio, l'asosto. I liguri si sono tenuti in gran conto questa parola, è una parola antica e bellissima, sostio, sosto, sostal, ostal, hospital, hospes. Il riparo, la protezione, la cura, colei che accoglie e sostiene e conserva, che conserva in vita. La casa è le anime delle generazioni che si sono fatte materia, materia di cose, oggetti, propositi, come si fa a non voler bene a ciò che è stato edificato per volertene, a chi ha edificato per generarti, per amarti, per tenerti al riparo, per curarti.




Maurizio Maggiani     

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