domenica 23 giugno 2019









Il credo attuale della della buona società, soprattutto in Francia ( e ritengo che nessuno osi affermare il contrario), è questo: “ Credo nella natura e non credo che nella natura ( ci sono buone ragioni per questo ). Credo che l’arte sia e non possa essere che la riproduzione esatta della natura ( una setta timida e dissidente vuole che siano esclusi gli oggetti ripugnanti come un vaso da notte o uno scheletro). Sicché l’industria che ci desse un risultato identico alla natura sarebbe l’arte assoluta “.
Un Dio vindice ha esaudito i voti di questa moltitudine. Daguerre fu il suo Messia. E allora essa disse tra sé: “ Giacché la fotografia ci dà tutte le garanzie di esattezza che si possono desiderare ( credono questo gli insensati! ) l’arte è la fotografia “. Da quel momento, l’immonda compagnia si precipitò, come un solo Narciso, a contemplare la propria triviale immagine sul metallo. Una follia, uno straordinario fanatismo si impadronì di tutti questi nuovi adoratori del sole. Strane abominazioni si manifestarono.



Charles Beaudelaire, 1859

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