domenica 23 dicembre 2012

un presepe vivente




" Don Salvatore, il più giovane prete di Anacapri, sollevò la culla dal reliquiario, il sacrestano accese i ceri e si misero in cammino. Veniva davanti a tutti un ragazzino del coro, suonando un campanello, poi due figlie di Maria in abiti bianchi e veli azzurri, poi il sacrestano, dondolando l'incensiere, e quindi don Salvatore con la culla in braccio. Mentre passavano per il villaggio, gli uomini si scoprivano, le donne sollevavano i loro piccoli perché potessero vedere il Santo Bambino, con la corona d'oro in testa e un sonaglio d'argento a forma di sirena intorno al collo; i monelli gridavano l'uno all'altro: " Il Bambino! Il Bambino!" Alla porta di S. Michele stava tutto il mio personale con le mani cariche di rose, per dare il benvenuto all'illustre ospite. La migliore stanza della casa veniva trasformata in una camera per bambini, piena di fiori e inghirlandata di rosmarino e d'edera. Sopra un tavolo coperto dalla nostra più bella tovaglia ardevano due candele, perché ai bambini non piace essere lasciati al buio. (......) Accanto alla culla qualche umile balocco, quel che il nostro villaggio poteva produrre, per tener compagnia al Bambino; una bambola calva, unica sopravvissuta all'infanzia di Giovanna e Rosina, un ciuchino di legno imprestato dalla figlia maggiore di Elisa, un sonaglio a forma di corno contro il malocchio. In un cestino sotto il tavolo stava il gatto di Elisa addormentato con i suoi sei gattini neonati, portati lì apposta per l'occasione. Per terra, in un grande vaso di terracotta stava tutto un arboscello di rosmarino in fiore. Sapete perché il rosmarino? Perché quando la Madonna lavò la biancheria del Bambino Gesù, mise il suo camiciolino ad asciugare su un arboscello di rosmarino". Don Salvatore depositava la culla nel suo reliquiario e affidava il Bambino alle mie donne, con le più premurose raccomandazioni di sorvegliarlo e di stare attente che avesse tutto quello che potesse desiderare. I bambini d'Elisa giocavano tutto il giorno sul pavimento per tenergli compagnia, e all'Ave Maria tutti si inginocchiavano davanti alla culla, recitando le preghiere. Alla fine Giovannina versava ancora un pò d'olio nella lampada per la notte, e dopo aver aspettato un poco finché il bambino si fosse addormentato, ognuno se ne andava in punta di piedi". 


" Durante il mio soggiorno in S. Michele ricevevo la visita del Bambino ogni anno, il più grande onore che mi potesse venir concesso".


Axel Munthe 







  







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