venerdì 17 aprile 2020







Quello che mi colpisce nelle videochiamate è l’incapacità di guardarsi negli occhi. Gli occhi della persona che ci parla sono spesso centrati in un altro punto: a volte mi rendo conto che faccio uno sforzo quasi fisico per poterli captare, altre volte continuo a guardarmi nello schermo, invece di porre l’attenzione sull’interlocutore. Perché è totalmente nuovo, almeno penso per quelli della mia età, entrare in relazione con gli altri senza dimenticarsi un po’ di se stessi. Invece la possibilità di avere uno sguardo realmente “ esterno “ su di noi, mentre interagiamo con gli altri, credo che falsi tutto. 
In queste situazioni mi manca “ l’idea di me “ che mi accompagna costantemente, e non è un’idea realistica, quanto una percezione interna. Io sono io, contengo in me l’idea che ho di me, sono certamente più giovane, più magra, più vivace di quanto lo sia in realtà. Quando mi rivedo nelle foto mi stupisco sempre per quanta sia la discrepanza su come mi percepisco io e come - poi - mi ritrovo e  spesso non mi riconosco. ( ....) Perdo l’aggancio con lo sguardo altrui, tengo l’attenzione sul mio aspetto, non sulle mie emozioni, inciampo sui tempi. Saltano i tempi dialogici, quelli imparati quando stavamo sdraiati con i capelli della mamma che ci cadevano sul viso, occhi negli occhi con lei, tesi a rispondere a ogni sorriso, a ogni gorgheggio.




Laura Ciapetti

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