mercoledì 18 luglio 2012

Fosca Crespi Puccini ricorda la prima di Turandot alla Scala




Milano, martedi 4 novembre 1924. Nel gelido mattino due geni della musica si dicono arrivederci davanti a un treno in partenza per Bruxelles. Uno non avrebbe più rivisto l'altro, e l'altro non avrebbe più rivisto l'Italia. Uno, quello che resta, è Arturo Toscanini. L'altro, quello che va, è lui. ( Giacomo Puccini ) Dice: " Se mi succede qualcosa, affido a voi la mia Turandot". (.....) Ha sessantasei anni, come molti uomini, e un capolavoro da finire, come pochi. Venticinque giorni più tardi, trafitto dalla malattia e da un inutile sciame di aghi al radio, muore su un letto della clinica del dottor Ledoux. (...)
Milano, 25 aprile 1926. Si dà la prima di Turandot. Il valoroso Franco Alfano, strappando le note alle trentasei pagine di abbozzi lasciate da lui, ha completato l'opera, ma Toscanini, che la dirige, getta la bacchetta nel punto esatto in cui la morte ha interrotto tutti e due, l'autore innamorato fino alla fine della sua musica e la schiava innamorata senza speranza del suo principe.
Alla Scala si piange: in sala lui ( Arturo Toscanini ), sul palcoscenico Liù.


Tratto da: " Falene, 237 vite quasi perfette" di Eugenio Baroncelli  

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