martedì 13 agosto 2013

 




" Tradurre chiles con "peperoncini" è assolutamente inadeguato, tante sono le varietà, le forme, le intensità e le differenze di gusto di queste solanacee, e scoprirli è come esplorare gli insondabili abissi dell'animo umano, con le infinite gradazioni dei sentimenti che ci nutrono, dalla tolleranza al rancore, dall'odio alla vendetta al perdono, dal tenero amore filiale fino alla passione più furibonda. Se chiedete a un messicano quanti tipi di chiles esistono ve ne farà diligentemente una lista interminabile, scusandosi per le eventuali dimenticanze".

A questo punto ne vengono descritti vari tipi. E questa è la conclusione o, per dirla meglio, l'apoteosi:

" Potrei continuare l'enumerazione. Ma come fanno i messicani, scusandomi per le eventuali omissioni, concludo con il Chile Habanero. L' Habanero, lustro e ovoidale, dall'aspetto innocente e di un verde giallognolo che può tendere all'arancione, è il Pontifex maximus di ogni piatto messicano di alta qualità, dalla pietanza più complicata, come la Cochinita, alla infiammata ( eppure delicatissima ) minestra di lime. Ma attenzione: l'Habanero ha oltrepassato le frontiere del piccante fino a raggiungere l'allarme radioattivo. La sua forza partecipa del nucleare, è la scissione dell'atomo che i Maya scoprirono in natura molto prima di Fermi o di Oppenheimer. Chi resiste alle sue radiazioni interne può a buon diritto illudersi di appartenere a una cultura ultramillenaria che la colonizzazione europea ha fatto il possibile per distruggere. Se solo riuscirete ad assaggiarlo davanti a un messicano mantenendo un'espressione serena senza mettervi a urlare, avrete conquistato la cittadinanza onoraria".


Antonio Tabucchi    

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