domenica 18 agosto 2013






 Era un anno di siccità, a Delfi. Seguì la carestia. I Delfi sapevano che non sarebbero sopravvissuti con il cibo che restava. Decisero di presentarsi tutti, con le donne e i bambini, davanti alle porte del palazzo del re, come supplici. Il re apparve e li guardò. Accanto a lui i servi disposero qualche magra cesta. Il re ne prelevava orzo e legumi, distribuendoli fra i cittadini. Cominciò dai notabili del luogo. Via via che gli si avvicinavano i più poveri, i servi affondavano sempre più le mani nella cesta e ne estraevano porzioni più piccole. Alla fine le ceste erano vuote e dinanzi al re rimanevano ancora molti poveri, in attesa. Fra loro una bambina, Carilla, un'orfana solitaria che nessuno proteggeva, si fece avanti verso il re a chiedere cibo. Il re, torvo, si slacciò un sandalo e lo scagliò sulla faccia di Carilla. L'orfana rientrò nelle file dei poveri. Poi tutti tornarono alle loro case, senza cibo.
Carilla uscì da Delfi. Sulle pendici delle Fedriadi, raggiunse un luogo che si apriva sul verde cupo di una forra. Accanto a un grande albero, Carilla si sciolse il cinto verginale e lo annodò in un cappio intorno alla gola. Poi si impiccò a un ramo. A Delfi perdurava la carestia. Ora infuriavano anche morbi che colpivano facilmente i corpi sfibrati. Il re andò a consultare la pizia. " Conciliatevi Carilla, la vergine suicida" fu la risposta. Ma il re non sapeva chi era Carilla. Scese a Delfi e chiamò a raccolta i cittadini. Chi era Carilla? Nessuno lo sapeva. Era forse una figura del mito, di cui si era cancellata la memoria? Era un enigma, uno degli usuali enigmi delfici, quella vergine suicida? Il nome di Carilla perseguitava la mente dei Delfi. Fu una delle Tiadi, sacerdotesse di Dioniso, che si ricordò il gesto del re, il sandalo gettato, - e lo collegò con il fatto che da allora la bambina era scomparsa. (.....) 






Tralasciando i poveri nella distribuzione del cibo, il re li aveva espulsi dalla vita. Colpendo Carilla, aveva compiuto un sacrificio senza cerimonia. Allora Carilla aveva innalzato quel gesto alla consapevolezza, impiccandosi. Ma il suo sacrificio non era stato percepito. I Delfi, già decimati dall'inedia e dai morti, non si erano accorti della scomparsa di Carilla, non avevano capito che Carilla non era una vittima della fame, ma di un sacrificio. L'avevano dimenticata perché era una vittima troppo perfetta: vergine, orfana, ignorata da tutti, oltraggiata dal re. E le vittime troppo perfette fanno paura, perché illuminano una verità insostenibile. (.....) Espiare una colpa non significava fare qualcosa di opposto alla colpa, ma ripetere la colpa stessa, con lievi varianti, per sprofondare nella colpa sino a condurla alla conoscenza. La colpa non stava tanto nell'aver commesso certi atti, quanto nell'averli compiuti senza accorgersene. La colpa stava nel non aver saputo che Carilla era scomparsa.






Così i Delfi predisposero una cerimonia. I cittadini si presentarono al re per chiedere cibo, come nel giorno in cui Carilla era con loro. Il re distribuì il cibo, ma questa volta diede una porzione a tutti, anche agli stranieri. Poi dalla folla portarono avanti una bambola, che aveva le fattezze di Carilla. Il re si slacciò un sandalo e lo scagliò sulla faccia della bambola. Allora la sacerdotessa che guidava le Tiadi prese la bambola. le cinse il collo con una corda e la portò sul luogo dove aveva trovato Carilla. Appese la bambola ai rami dell'albero, lasciandola oscillare al vento. Poi, accanto al corpo di Carilla, seppellì la bambola. Quella cerimonia segnò la fine della carestia.

Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia



Con questi bambini-manichini esposti nel 2004 a Milano, Cattelan, magari senza volerlo, ci provò. Senza risultati; perché, dopo quasi 10 anni, l'infanzia, le donne, i poveri, gli stranieri continuano a pagare il prezzo più alto di questa nostra moderna carestia.





vincent    

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