lunedì 30 aprile 2012

l'inaugurazione del Baron





" Basta, vogliamo della musica europea", chiese qualcuno dal fondo della sala, aiutato da una coppa di champagne di troppo. La banda dell'esercito turco lasciò morire una malinconica canzonetta ottomana e attaccò Deutsch-land Deutsch-land Uber Alles. Nel salone risuonò uno schioccar di tacchi: gli ufficiali tedeschi scattarono sull'attenti. Rimasero così, impettiti, solenni, e un pò incongrui, nella folla di arabi, armeni, turchi e altri stranieri. L'inno si avvitò fra i lampadari a candeliere e i finti ori del salone a rendere omaggio alla grande, temibile Germania, decisa ad oscurare il potere francese ed inglese in Medioriente.
Quando l'ultima nota si spense e le trombe attaccarono Eine feste burg, gli ufficiali del Kaiser uscirono dalla rigidità legnosa imposta dall'amor di patria e dalla presenza di tutti quegli stranieri venuti per la festa dei Mazloumian.
Era il novembre del 1911. Si festeggiava la nascita del più grande, più moderno e più chiacchierato hotel della metropoli nel nord della Siria: un avvenimento mondano di prima grandezza nell'Aleppo dell'epoca. A fornire la spina dorsale musicale, indispensabile al ballo di inaugurazione, il comando turco aveva inviato la banda creata su modello prussiano: tamburi, pifferi, ottoni e alamari quanti ne può sognare la vanità marziale.

Flavia Amabile- Marco Tosatti, I baroni di Aleppo     

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