venerdì 17 agosto 2012

l'assenza di Afrodite




I romanzieri William Styron e George Orwell, e la filosofa Hanna Arendt, scrivendo sul male totalitario, e in particolare sui sistematici crimini nazisti, sono arrivati tutti alla conclusione che il male non è quello che ci aspetteremmo: crudeltà, perversione morale, abuso di potere, terrore; questi sono i suoi strumenti o i suoi effetti. Ma nel sistema totalitario il male più profondo è proprio quello che lo fa funzionare: la sua efficienza programmata, unilaterale, monotona; il formalismo burocratico, l'ottuso servizio quotidiano, lo standard, la noia, la parte a perfezione, le generalizzazioni, l'uniforme. Niente pensiero e nessuna reattività: Eichmann. La forma senz'anima diventa formalismo, conformismo, formalità, formule, moduli burocratici- forme senza luminosità, senza la presenza del corpo; lettere senza parole, società anonime. E intanto la bellezza è rinchiusa nei ghetti delle cose belle: musei, ministero della cultura, musica classica, la stanza oscura della canonica; Afrodite imprigionata.
Il " generale" e l' " uniforme" si verificano prima nel pensiero che nella strada; si verificano nel pensiero quando perdiamo contatto con i nostri riflessi estetici, quando il cuore non è più toccato. Il riflesso estetico non è davvero soltanto estetismo disinteressato: è la nostra stessa sopravvivenza. Quando siamo ottusi, annoiati, an-estetizzati, sono proprio queste emozioni di desolazione le reazioni del cuore alla vita anestetica della nostra civiltà, agli eventi che non ci lasciano senza fiato, che sono mera banalità. Il brutto è ora tutto ciò di cui non ci accorgiamo più, quello che semplicemente annoia, poichè è questo che uccide il cuore. La nostra salvezza è in Afrodite, e il nostro primo modo di scoprirla è nella malattia della sua assenza.

James Hillman   

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